03/02/2020

L’Islanda difende i suoi adolescenti da droga e alcol, usando la famiglia e lo sport

Un vero e proprio miracolo sta avvenendo in Islanda: in soli venti anni, questa nazione, è riuscita in un’impresa che sembrava impossibile, ovvero liberare i suoi adolescenti dalla dipendenza da alcol e droghe e trasformarli addirittura in salutisti.

Un cambiamento radicale, se si pensa che, gli adolescenti avvezzi alle sbronze sono passati dal 48% nel 1998 al 5% nel 2016. Come si è arrivati a tutto questo? In realtà semplicemente prendendosi veramente cura dei ragazzi, usando il classico metodo del bastone e della carota, ovvero con i giusti divieti ma anche attraverso un buon coinvolgimento nelle attività sportive e quelle ricreative. Fondamentale anche l’alleanza educativa venutasi a creare tra genitori e scuola. Il programma educativo che ha operato questo miracolo si chiama “Youth in Iceland”, potrebbe benissimo essere utilizzato da altri paesi europei, compresa l’Italia ma non si bene per quale motivo, questa soluzione non riesce a varcare i confini islandesi.

Tutto nacque con la tesi di dottorato di Harvey Milkman, professore di psicologia americano che oggi insegna all’università di Reykjavik. Lo studio di Milkman dimostrava che le persone consumano eroina o anfetamine, in base alla loro predisposizione nella gestione dello stress. Nel senso che queste sostanze vengono utilizzate, nel caso dell’eroina per ottenere stordimento, nel caso delle anfetamine per ottenere uno stato di costante eccitazione mentale, l’alcol invece, verrebbe usato come una sorta di “calmante”.

Questa sua teoria è stata testata in modo puntuale: infatti, dopo la pubblicazione della sua tesi, Milkman, nel 1991 fu inserito in un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale statunitense per l’abuso di droghe che si proponeva l’obiettivo di ricreare lo stesso effetto “di sballo”, delle droghe sul cervello ma attraverso attività sane. Quindi per prima cosa, ai ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni venne somministrato un questionario, composto dalle seguenti domande: Hai mai bevuto alcolici? Se si, quando è stata l’ultima volta? Ti sei mai ubriacato? Hai mai fumato? Se si, quante sigarette fumi in un giorno? Quanto tempo trascorri con i tuoi genitori? Che tipo di attività svolgi?

I risultati furono davvero significativi e la dicevano lunga sulle cause del loro disagio: il 25% dei giovani islandesi fumava ogni giorno, mentre il 40% si era ubriacato da poco, ma soprattutto, il dato più significativo era che i ragazzi che praticavano sport, frequentavano corsi, avevano un ottimo rapporto con i genitori, non avevano bisogno di ricorrere ad alcol e droghe.

Sulla base di questi risultati si procedette ad un vero e proprio programma nazionale di recupero degli adolescenti, basato principalmente sul recupero del rapporto tra genitori e figli, ma si agì anche attraverso i media, eliminando le pubblicità di bevande alcoliche e fumo, venne anche vietato l’acquisto di sigarette per i minori di 18 anni e di alcol per i minori di 20. Altro cambiamento interessante: ai ragazzi tra i 13 e i 16 anni venne imposto il coprifuoco alle 22.00

I risultati furono sorprendenti: tra il 1997 e il 2012 raddoppiò il numero degli adolescenti che praticava sport e che passava più tempo di qualità con i genitori. A fronte di questo crollò la percentuale di ragazzi che facevano uso di alcol e droghe.

Per questo, di fronte ad un simile miracolo, desta quantomeno perplessità il fatto che un protocollo così importante e vincente nell’abbattere le dipendenze più gravi che si creano nell’età più delicata della vita di un ragazzo, non sia mai stato preso in considerazione nel resto dell’Europa.

 

di Manuela Antonacci
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