25/03/2015

L’insostituibile rapporto madre – bambino

Ora che il dibattito sulle “famiglie” occupa un posto centrale nella politica, nei media, sui giornali, e che molti sono distratti dal clamore mediatico, è indispensabile tornare ad analizzare la realtà delle cose: essa ci racconta in mille modi quel rapporto profondo, insostituibile, iscritto nel corpo e nell’anima, nella natura insomma, che si crea tra un figlio e i suoi genitori biologici: madre e padre. Innumerevoli dettagli di carattere biologico, psicologico e morale ci dicono che il figlio è fatto per stare con la sua mamma e il suo papà, e che i genitori biologici devono (o dovrebbero) rimanere entrambi uniti ai figli.

In questa sede vorremmo illustrare solo una piccola parte di tutte quelle indicazioni che ci dà la natura. Questa piccola parte è però significativa: il rapporto tra madre e figlio dal punto di vista esclusivamente biologico, e senza menzionare il legame propriamente genetico. Già solo a questo livello sono innumerevoli i “segni” che possiamo cogliere della profondità e stabilità di quel rapporto. Le pratiche che strappano il bambino dalla madre che l’ha portato in grembo, come l’utero in affitto, ci appariranno tanto più innaturali.

Le conoscenze di cui disponiamo oggi ci risultano utili per descrivere dal punto di vista biologico il legame madre-figlio, specie nei primi anni di vita del bambino: la madre sembra “fatta” per il figlio e viceversa. Una relazione meravigliosa si instaura dai primi momenti di esistenza del figlio nel grembo di sua madre. Durante la gravidanza il corpo della madre si modifica per fare spazio al bambino, accoglierlo, nutrirlo e proteggerlo. Muta l’assetto ormonale, la circolazione sanguigna e la respirazione; gli equilibri dell’intero organismo si riorganizzano e i ritmi rallentano. Per nove mesi la madre dà a suo figlio tutte le sostanze di cui ha bisogno, esercitando già “biologicamente” quella beneficenza che eserciterà in diversissimi modi dopo la nascita del figlio.

Ma nel seno della madre questa beneficenza è reciproca: vari studi hanno messo in luce che, in caso di emergenza, cioè di malattia della madre o di lesione dei suoi tessuti, le cellule staminali del feto attraversano la placenta e si mettono a disposizione dell’organismo materno, potendo ristrutturare e rigenerare i tessuti danneggiati della madre. Per esempio, se la madre ha un infarto, parte delle cellule staminali del feto diventano cellule miocardiche e si trasferiscono nel corpo della madre. Così, proteggendo la salute della mamma, il feto accresce anche le probabilità di completare il proprio sviluppo. Le sue cellule staminali rimangono poi nel midollo osseo materno per tutto il resto della vita della madre. Spiega il prof. Salvatore Mancuso, ginecologo dell’Università Cattolica, che «queste cellule inviate dal feto si specializzano e sono rintracciabili anche dopo 30 anni perché si posizionano in vari organi formando delle chimere, una ricombinazione di cellule madre-figlio».

BludentalAl momento del parto si sprigionano una serie di ormoni che fanno sì che la donna sia in grado di sopportare il dolore, di gestire le varie fasi del travaglio e di prepararsi emotivamente all’imminente nascita del bambino. Appena il bambino viene alla luce è importante che sia messo il prima possibile in contatto con la madre: il calore trasmesso dal corpo della mamma può permettere la sopravvivenza del figlio prematuro, che non possiede ancora sufficienti organi di adattamento alla temperatura ambiente, molto meglio di quanto lo faccia una incubatrice, costituendo così il miglior modo per proteggere il bambino dall’ipotermia.

Ricerche fatte dal Karolinska Institute di Stoccolma hanno mostrato come dopo quattro ore, il 90% dei bambini prematuri con bassa temperatura corporale messi subito sul petto della madre ricuperano una temperatura corporale normale, contro il 60% di quelli messi in incubatrice. Questa tecnica naturale (“marsupioterapia”) riduce anche il rischio di riscaldare eccessivamente il bambino poiché quando il bambino raggiunge i 37 gradi il calore eccedente è trasmesso alla madre. La voce, il cullare e lo stesso battito cardiaco della madre sono importanti fattori di stimolazione della respirazione del bambino, soggetto a ricorrenti apnee.

Essenziale è poi il contributo del latte materno, non solo per l’alimentazione del bambino ma anche per la sua azione immunologica che lo protegge da infezioni e dalle malattie più diverse. Il latte materno contiene tutte le sostanze che assicurano la crescita ideale di un bambino per i primi sei mesi di vita. Il Decreto del 15 aprile 2008 del Ministero della Salute che istituisce il Comitato nazionale multisettoriale per l’allattamento materno comincia in questo modo: «Premesso che la promozione dell’allattamento materno è considerata da tempo una priorità di salute pubblica e che le più importanti organizzazioni internazionali, come l’OMS, l’UNICEF, le società scientifiche e le associazioni professionali, nonché la letteratura scientifica internazionale in materia (...) esprimono unanime consenso sull’importanza dell’allattamento esclusivo e prolungato al seno nella promozione della salute con ricadute positive sul benessere fisico, psicologico, sociale nonché economico, per i singoli, a partire dalle madri e dai bambini, le famiglie, la comunità e di conseguenza anche per il sistema sanitario...».

Il primo latte che fuoriesce dal seno è una piccola quantità di liquido denso e giallastro, chiamato colostro, ricco di grassi e di anticorpi utili al neonato. Inoltre, la presenza nel latte materno di calcio, lipidi, zuccheri ecc. sembra adattarsi gradualmente alle necessità del bambino. Insomma il latte materno è fatto proprio per il bambino. Quando il bambino succhia il capezzolo della madre innesca un meccanismo, sia in se stesso che nella madre, che provoca lo sviluppo di piccoli villi intestinali permettendo a tutti e due di assorbire il 50% in più di nutrimento. «Nel bambino il meccanismo si trova nella parte interna della guancia; il capezzolo nella bocca, stimolando la guancia interna, fa partire lo stimolo che, arrivando al cervello, fa produrre l’oxitocina e questa scendendo al tratto gastrointestinale attiva una serie di ormoni (...) questo stimolo attiva la crescita dei villi, aumenta la capacità assorbente dell’intestino e induce la motilità intestinale» (tratto da una conferenza tenuta a Genova nel 1999 dal pediatra M.H. Klaus).

Ci sarebbe tanto altro da dire, ma questi pochi fatti ci fanno già intravedere un meraviglioso legame biologico, che caratterizza madre e figlio e che è iscritto nella loro natura. Spezzare questo legame è, già solo a livello biologico, compromettere un delicato meccanismo, sconvolgere un equilibrio sottile, fare violenza alla natura delle cose.

Alessandro Fiore

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