16/08/2021 di Luca Volontè

L’Home Schooling in Brasile sempre più in pericolo

Il massimo funzionario dell'UNICEF in Brasile, uno dei più importanti dirigenti mondiali della organizzazione,  ha sferrato un attacco impressionante all'istruzione domiciliare, opponendosi a una proposta di legge brasiliana che riconoscerebbe l'istruzione a domicilio come un'opzione legale per i genitori brasiliani. L'homeschooling è fiorente in Brasile in assenza di una regolamentazione nazionale.

Tuttavia, nel 2018, la Corte Suprema del Brasile ha dichiarato che mentre l'istruzione a domicilio era una pratica costituzionalmente accettabile, era necessaria una legge federale che lo riconoscesse legalmente. Le famiglie che fanno ‘homeschool’ in Brasile lavorano da 25 anni per ottenere il riconoscimento legale di questa loro scelta educativa. Nell'ultimo decennio sono stati proposti numerosi progetti di legge, ma nessuno di essi è stato approvato dal Congresso nazionale. Tuttavia, questi sforzi stanno ora guadagnando slancio ed il Presidente del Brasile Jair Bolsonoro si è impegnato a lavorare per legalizzare l'istruzione a casa, così come il neo eletto Presidente del Congresso nazionale, che sta lavorando per un accordo tra tutti i partiti per una veloce approvazione della legge sull’homescooling.

Gli oppositori dell'homeschooling stanno facendo pressioni sui rappresentanti eletti affinché impongano oneri irragionevoli ai genitori, come valutazioni annuali da parte di soggetti terzi e persino il requisito che tutti i genitori dell'homeschooling siano in possesso di un diploma universitario. Italo Dutra, il principale responsabile dell'istruzione dell'UNICEF in Brasile, ha recentemente attaccato la libertà di scelta dell’homeschooling dicendo che è un "rischio" per i diritti dei bambini, un “danno ai bambini e agli adolescenti, perché la scuola è fondamentale per garantire il diritto all'apprendimento, alla socializzazione e alla pluralità delle idee, oltre ad essere uno spazio essenziale per la tutela di ragazze e ragazzi contro violenza."

La dichiarazione dell'UNICEF promuove l'idea che la scuola pubblica sia l'unico modo per i bambini di essere educati, socializzati e preparati per la vita in una società pluralistica. Tuttavia, questa ideologia statalista è in conflitto con i trattati e i rapporti delle Nazioni Unite sui diritti umani che riconoscono che l'istruzione domiciliare è un diritto umano e deve essere rispettata nel sistema educativo di un paese. Ad esempio la ‘Dichiarazione universale dei diritti umani’ afferma all'articolo 26.3 che i genitori hanno un "diritto prioritario" di decidere che tipo di istruzione devono ricevere i loro figli. Allo stesso modo, il ‘Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti economici, culturali e sociali’ afferma agli articoli 13 e 14 che le istituzioni educative private devono essere rispettate e che i genitori hanno il diritto umano di garantire che l'istruzione dei propri figli sia conforme alle convinzioni religiose e filosofiche della famiglia.

Lo scorso aprile, l'attuale relatore speciale per l’educazione delle Nazioni Unite, Koumbou Boly Barry, ha lanciato una forte critica contro le tendenze autoritarie dei sistemi di istruzione pubblica, definendoli “macchine di assimilazione con obiettivi riduttivi, inclusa l'obbedienza cieca alle regole, alle norme e ai valori morali della società; formazione finalizzata a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro; la propagazione dei sistemi di dominio; e adesione a ideologie statali, nazionaliste o religiose”. Barry ha esortato i membri delle Nazioni Unite a salvaguardare, tra gli altri diritti, la "libertà dei genitori di fornire ai propri figli un'educazione religiosa e morale in linea con le proprie convinzioni" e il diritto di gruppi e individui di cercare o creare opzioni educative private.

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