04/02/2021

L’Enpam pensa ai bambini

Riceviamo e pubblichiamo la gentile risposta del presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti, in riferimento alla lettera ricevuta da Domenico Romano e pubblicata sempre da Pro Vita & Famiglia lo scorso 20 gennaio con il titolo "Anche l'Enpam si tinge di arcobaleno" . Il dott. Romano, a sua volta risponde.




Egregio collega, grazie per il Suo commento appassionato.

Quando come Presidente dell’Enpam sostengo che il bonus bebè previsto per i medici e gli odontoiatri debba essere esteso, intendo dire che dovrebbe essere riconosciuto non tanto ai genitori ma ai bambini stessi.

Riconoscere il sussidio alla sola madre-medico la aiuta senz’altro a pagare una baby sitter e rientrare al lavoro, ma ci lascia nel paradosso per cui se è il padre a indossare il camice bianco, per il figlio oggi non spetta nulla.

Durante la mia quarantennale esperienza di medico di famiglia e pediatra, ho guardato tante volte i bambini negli occhi e ho visto cos’è il grigiore delle situazioni di disagio. Penso quindi che l’unico arcobaleno di cui dovremmo preoccuparci è quello del mondo a colori che ogni bimbo dovrebbe essere messo in condizioni di vedere.

Il nostro compito resta tutelare i più fragili, in ogni modo possibile. E questo è il senso del nostro intervento.

 

Alberto Oliveti

Presidente della Fondazione Enpam

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Gentile dottor Oliveti,

concordo assolutamente con lei circa la necessità di tutelare innanzitutto il bambino, venendo incontro alle sue esigenze. Ma sotto il profilo giuridico il problema potrebbe essere risolto assegnando il c.d. "bonus-bebé" direttamente (ed esclusivamente) a chi sia anche madre biologica o padre biologico, nella specifica veste di affidatari del bambino.

Per quanto riguarda, poi, lo stato di difficoltà affettiva di quest'ultimo, mi permetta di dubitare che "il grigiore della situazione di disagio" - che lei ed io possiamo tante volte leggere negli occhi di un bambino - possa derivare dal fatto di non avere nel suo ambito familiare una "seconda madre" o un "secondo padre" (ciò che, questo sì, potrebbe costituire motivo di disagio!), quanto non piuttosto dal fatto che egli non vede insieme nella sua stessa abitazione la sua mamma e il suo papà, cioè i suoi genitori biologici.

D.R.

 

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