09/10/2020 di Luca Scalise

Le scuole e l’esempio della Lombardia, con il modello più pluralista di tutti

«Oggi in Italia abbiamo circa 40mila scuole statali e 12mila scuole paritarie. Per le prime lo Stato spende in media 6mila euro per ogni alunno, mentre per ogni studente delle paritarie lo Stato destina circa 500 euro», precisava suor Anna Monia Alfieri in un’intervista rilasciata a Pro Vita e Famiglia.

Questi pochi numeri possono condurci ad una semplice considerazione: l’esistenza delle scuole paritarie fa risparmiare lo Stato; quante più ve ne sono, tanto più esso risparmia. E da questa considerazione non ci vuole molto a giungere a una quanto mai logica conclusione: allo Stato conviene investire nelle paritarie.

La chiusura delle scuole allo scoppio della pandemia ha fortemente messo in crisi le paritarie con rette più basse, molte delle quali hanno dovuto chiudere i battenti. Al momento della riapertura, però, le paritarie con rette più alte sono riuscite molto meglio a gestire il rientro degli studenti, dei docenti e del personale, rispetto alle scuole statali, secondo quanto emerge da uno studio della stessa Alfieri, «in prima linea nella difesa della scuola pubblica paritaria» in collaborazione con l’Istituto Bruno Leoni, come leggiamo in un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana.

«Per fare un confronto utile a capire la differenza fra i due servizi, il costo medio standard di uno studente in una scuola superiore paritaria è di 5.500 euro, quello di uno studente nell’equivalente statale è di 8.500, circa un terzo in più. Sono 3mila euro sprecati, su cui però tutti i cittadini devono pagare le tasse. Oltre al danno la beffa: la scuola pubblica statale ha retto molto peggio della paritaria lo shock della riapertura dopo mesi di chiusura, come dimostra la mancanza di professori, di aule e di insegnanti di sostegno. Eppure lo Stato difficilmente investirà molto sulle paritarie, anche se un loro eventuale fallimento potrebbe comportare costi molto superiori».

Non essendo ciò affatto auspicabile per lo Stato, dato che è ben nota la grave situazione di difficoltà in cui vertono oggi fin troppe scuole statali, sostenere le paritarie avrebbe due principali vantaggi: far risparmiare lo Stato e garantire la libertà di educazione ai genitori. Il “modello lombardo” ci mostra chiaramente come.

Le regioni che, come la Lombardia, sostengono di più la scuola paritaria, grazie ad aiuti provenienti dalla Cei, dalla Chiesa locale, dai Comuni e dal Buono scuola (o “Dote scuola” in Lombardia), fanno sì che i genitori siano meno scoraggiati all’idea di iscrivere il proprio figlio ad una scuola paritaria. «I contributi previsti dal decreto Cura Italia e quelli per l’Emergenza Covid, al momento, non si sono ancora visti. In tutto, una famiglia lombarda a basso reddito può risparmiare quasi 4.500 euro all’anno per un figlio iscritto in una scuola superiore paritaria, pagando 2.213 invece che 6.694».

Se anche nelle altre regioni avvenisse lo stesso e soprattutto se lo Stato investisse di più nella scuola paritaria, si potrebbe meglio garantire quel “pluralismo” oggi tanto invocato, vi sarebbero vantaggi economici sia per lo Stato che per le famiglie e queste ultime potrebbero essere davvero libere di scegliere l’educazione che più ritengono opportuna per il proprio figlio.

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