Bene ha fatto la federazione mondiale del pugilato, la World boxing, ad escludere l’atleta Imane Khelif dalle competizioni femminili, nota per aver ugualmente gareggiato - e vinto l’oro - alle Olimpiadi di Parigi 2024 nonostante i presunti alti livelli di testosterone. In quell’occasione avevamo espressamente chiesto al Coni di prendere una posizione ufficiale per tutelare le atlete donne e al Cio la modifica dei regolamenti attuali e dunque di prevedere proprio l’esclusione dalle competizioni femminili di qualsiasi atleta biologicamente maschio o che non rientra nei parametri ormonali, anche tramite una nostra petizione popolare che aveva raggiunto le 25.000 firme. La decisione della World Boxing va proprio in questa direzione come ha spiegato la stessa federazione che ha dichiarato di voler così “preservare la sicurezza e il benessere degli atleti”. Ora ci aspettiamo che il CIO prosegua su questa strada con tutti gli altri sport per tutelare una volta per tutte ogni donna da qualsiasi discriminazione o pericolo per la propria incolumità durante le competizioni sportive.
Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, commenta l’esclusione dell’atleta Imane Khelif dai tornei femminili decisa dalla federazione mondiale, la World boxing, nata su input del Comitato olimpico internazionale, che ha fatto sapere che “saranno introdotti test obbligatori per determinare l'idoneità degli atleti e delle atlete che desiderano partecipare alle competizioni" e che l’esclusione di Khelif si protrarrà "finché non si sottoporrà al test di identificazione del sesso". Khelif aveva ricevuto una squalifica dai Campionati Mondiali 2023 organizzati dall’International Boxing Association (IBA), che aveva dichiarato che l’atleta non soddisfaceva i criteri di eleggibilità di genere, pur specificare se si trattasse di livelli di testosterone o di un test cromosomico.