17/06/2013

La tutela della famiglia naturale nella Costituzione croata?

Per la prima volta da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza, il popolo croato sarà chiamato ad esprimersi con un referendum.
Nel mese di maggio, infatti, Life Site News ci informa che sono state raccolte 730.000 firme, circa il 20 per cento del clorpo elettorale del paese, per chiedere di introdurre nella Costituzione una definizione di matrimonio come unione tra una donna e un uomo.

Questo ha suscitato reazioni vivaci da parte del governo di centro sinistra attualmente in carica. Hanno messo in dubbio il numero degli elettori, e quindi la percentuale di firme raccolte (che comunque è più che doppia di quella richiesta dalla legge); Vesna Pusic, Ministro degli Affari Esteri, ha dichiarato che il referendum ha funzione solo consultiva.
Jelena Gazivoda, del comitato promotore del referendum, ha invece citato la norma della Costituzione che dispone che il referendum è vincolante, per il legislatore. Ha inoltre denunciato le intimidazioni, gli insulti e le aggressioni subite dai  6.000 volontari dell’associazione “In Nome della Famiglia”, che hanno raccolto le firme in tutto il paese: sono stati rovesciati tavolini, distrutti libri con le firme raccolte, il sito internet è stato violato più volte. La gente veniva intimidita e dissuasa dal recarsi a firmare.
I promotori hanno avuto, però, il sostegno di molti partiti politici e dalle comunità religiose croate: dalla Conferenza Episcopale, alla Chiesa ortodossa, dalle confessioni protestanti ai mussulmani.
Il comitato promotore ha sottolineato che è comunque un risultato molto positivo che per la prima volta la gente comune, il popolo croato, ha deposto l’atteggiamento remissivo e fatalista che finora gli è stato congeniale. In questa occasione i croati si sono dimostrati pronti per la battaglia in difesa della famiglia intesa come comunione di vita tra un uomo e una donna, con l’intenzione di avere ed educare dei figli.

di Francesca Romana Poleggi

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