09/05/2021 di Manuela Antonacci

La testimonianza di una mamma: «Ecco come la maternità diventa potenza»

Oggi, seconda domenica di maggio, si festeggia la Festa della mamma. L’ appuntamento annuale che ci ricorda quella che, sia nel bene che nel male, è la figura più importante della nostra vita, dalla quale siamo generati nel corpo, ma anche dal punto di vista umano. Ma, oltre alle madri che generano, ci sono anche mamme che aiutano altre mamme a generare e generarsi come madri, nel corpo e nello spirito. Una vera e propria missione portata avanti da ostetriche che vivono il loro lavoro come una particolare vocazione, come Rachele Sagramoso, che ha condiviso con noi, la sua esperienza professionale e umana.

 

Rachele, ci parli di te, del tuo modo di essere donna e madre, in questo lavoro?

«C’è stato un momento in cui io lavoravo, io scelsi di fare la libera professione, ancor prima di intraprendere il corso universitario. Mi sono sempre detta che non sarei andata molto d’accordo con le tempistiche dei reparti, inoltre, ho iniziato l’università quando non ero molto giovane e dunque ero meno disposta ad essere duttile. Per cui iniziai dicendo che volevo fare la libera professione, con cui avrei coniugato la mia prima passione che era la pedagogia con la passione successiva che è stata l’ostetricia. Io mi sono laureata che ero incinta della terza bambina e sono diventata ostetrica perché ho partorito male la mia prima figlia, nata con un cesareo molto brutto e violento, necessario. Da lì in poi ho avuto gli altri bimbi e ciò mi ha aperto lo sguardo, facendomi sperimentare la forza della fisiologia della donna. Poi ho intrapreso l’università e mi sono laureata incinta della terza figlia e ho fondato insieme ad un paio di mamme della mia città, di Viareggio, l’associazione “Abbracciami”, un’associazione di volontariato che si occupava di formare le mamme in attesa, alcune erano mie pazienti, altre no. Poi, piano piano, le mamme rimanevano e seguivano esse stesse le mamme in attesa. Ed era proprio questo il mio obiettivo: che le donne che stanno aspettando il loro bambino, possono essere accudite dalle donne che lo hanno appena avuto, un bambino. Ho cercato anche di mettere insieme le mamme che avevano avuto un brutto parto con quelle che lo avevano appena vissuto. Quindi, la mamma che aveva appena superato il cesareo, soccorreva la mamma che lo aveva appena vissuto, insomma, ci si sosteneva in quelle che sono le difficoltà della vita. Poi ho deciso di smettere con la mia attività e di fare l’ostetrica in altro modo, ho iniziato a scrivere, occupandomi della fisiologia in altro modo».

Ci fai dare uno sguardo alla tua vita di mamma?

«Io sono molto fortunata perché il primo figlio che ha vent’anni, fa Scienze religiose, il secondo ne ha 17, già loro sono estremamente autonomi, organizzati e organizzativi. Poi ci sono gli altri due che ne hanno 12 e 10 e poi tutti gli altri tre. Posso dire che sono molto più gestibili 7 che due figli. In realtà io non ho più bisogno di insegnare ai miei figli a fare delle cose, perché piano piano imparano tra loro delle cose, imitandosi. Mio marito, poi, è libero professionista, per cui si occupa di accompagnamento a scuola e ripresa a scuola».

Hai anche un podcast dedicato alla maternità…

«Ho un podcast che si chiama “Maternamente” e mi diverto ad intervistare le mie amiche che sono tutte bravissime. Poi, piano, piano ho conosciuto anche persone di grande professionalità, come la professoressa Raffaella Pingitore che ha portato le nanotecnologie in Italia, ma in genere ospito persone che si occupano di femminilità, in maniera un filino diversa da quella alla quale siamo abituati. Questo fa un po’ parte del mio risveglio di ostetrica: ad esempio ho scoperto che ci sono delle ostetriche che non ricevono formazione sui metodi naturali. Ci sono dei corsi di laurea che li propongono, altri che non li propongo. Secondo me è allucinante, ma per una questione fisiologica. Se vogliamo rendere la donna “empowerizzata”, se vogliamo darle un potere sulla sua salute, non mi puoi dare l’empowerment con la pillola. Diciamo che l’ostetricia è incompleta. Questo è un valore che mi ha trasmesso Floria Gualdani: ogni volta che ascoltavo un suo convegno su youtube, mi chiedevo dove fosse questa donna. Lei dovrebbe fare i corsi all’università. Il problema è l’equivoco che si crea, riguardo certe cose, nel dire, ad esempio “Io non uso i metodi naturali perché non sono cattolico”. Se io ti dico che, in America, sono le donne femministe a portare avanti i metodi naturali, anche le ecologiste lo fanno. Allora perché non parlare dei metodi naturali in senso ecologico? Ci sono mille spunti. Poi c’è l’assurdità di dire che la donna è costretta a partorire, dai pro life, invece la gravidanza è un segno di salute. La donna malata non rimane gravida. La donna anoressica non rimane gravida. O meglio può succedere che rimanga gravida, ma è un segno di salute. È l’interruzione della gravidanza che la rende patologica. La donna invece, ha un istinto di cura innato».

 

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