03/08/2021 di Francesca Romana Poleggi

La storia di Pier

Stefania e Gianluca, dopo tre anni di matrimonio, nonostante avessero già Daniele di due anni e mezzo, hanno deciso di avviare le pratiche per l’adozione. Durante l’iter, che è durato circa un anno, i due sposi si sono resi conto che tutte le coppie che condividevano il loro percorso rifiutavano l’idea di adottare un bambino “difettoso”: «Volevano la certezza di adottare un bambino sano». E così, quando sono stati chiamati dal tribunale per l’adozione, loro due erano i venticinquesimi in lista: ventiquattro coppie prima di loro avevano rifiutato di prendersi cura di Pier Giuseppe. A Stefania e Gianluca è mancato il cuore. Quando hanno saputo che il bambino aveva la sindrome di Down, hanno chiesto: «Che cosa altro ha oltre la trisomia 21?». E così, dopo una settimana hanno portato a casa Pier, che aveva sette mesi e mezzo. «Oggi ringrazio di cuore quella mamma che non l’ha abortito!», dice Stefania. 

Pier è una forza della natura: da piccolino ha rischiato per due volte seriamente la vita, ma per due volte si è dimostrato un lottatore forte e tenace. A maggio compirà dieci anni. Nel frattempo gli sono nati una sorellina e un altro fratellino. Ha una notevole capacità atletica: finora è riuscito benissimo in tutti gli sport che ha provato. Gli piace moltissimo ballare e adora gli animali (sa prendersi cura dei suoi due cani e due gatti). Gli piace molto anche cucinare. Dice Stefania che da grande vuol fare lo chef: «È l’unico che mi aiuta davvero in cucina!».

Tutti lo amano e lui ricambia con un amore travolgente. Non è rancoroso: anche se qualcuno gli fa del male, dopo poco lui dimentica. Ha arricchito tutta la famiglia con i suoi sentimenti autentici e con la sua semplicità disarmante. I fratelli (il più grande fa la terza media), a detta degli insegnanti, sanno relazionarsi con i compagni meglio di tanti altri bambini e spontaneamente sono portati ad aiutare quelli più deboli. 

«Abbiamo la fortuna di abitare in un piccolo centro alle porte di Roma dove tutti conoscono e apprezzano Pier. Io lo chiamo “Fra’ Rimedia” perché ovunque vada, riceve un qualche regalo. E però c’è tanta ignoranza anche qui: quando qualche bambino chiede “perché Pier è così” i genitori spesso restano muti in un silenzio imbarazzato. Mi chiedo, allora come è la vita dei bambini come Pier nelle grandi città frenetiche, nei 364 giorni dell’anno in cui non si celebra la Giornata mondiale…».

Fonte: Notizie Pro Vita & Famiglia, n.94

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