29/06/2020 di Manuela Antonacci

La scuola post pandemia. Tantissimi (troppi) dubbi e incertezze

La sorte del mondo dell’istruzione, in questo periodo post pandemia, non sembra essere delle migliori.

A cominciare dalla frequenza scolastica in "turni differenziati" e la "riconfigurazione della classe in più gruppi di apprendimento", passando per "articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso” che si affronteranno a settembre. E se non fosse già abbastanza problematico fare lezioni così, ci preannunciano che l’attività didattica a distanza resterà anche se solo marginale e per gli studenti delle superiori.

Queste sono le novità abbozzate nel Piano scuola 2020-2021, che contiene le linee guida per la ripresa dell'attività scolastica a settembre.

Come si può ben evincere da quanto abbiamo appena letto, emerge con chiarezza che il vero problema è che, in questo momento e, in queste difficoltà più che mai, sta emergendo che la scuola non può essere considerata un servizio come un altro, di cui usufruire. Ma la scuola è e dev’essere, al contrario, prima di tutto, un servizio alla persona umana tout court, con una funzione, quindi, che non può essere sostituita da alcun mezzo tecnologico, perché lo scopo della scuola non è solo quello di “iniettare” nozioni ma di aiutare i ragazzi a crescere, a diventare adulti, compiendo un percorso preciso, in cui la didattica è il mezzo, non il fine.

Come si può allora, favorire l’apprendimento se il contatto umano è ridotto al minimo e le specifiche esigenze didattiche degli alunni Bes ad esempio, vengono affrontate a fatica? Pensiamo soprattutto agli alunni più piccoli che dall’anno prossimo cominceranno ad affacciarsi al mondo della scuola, avvertendo il passaggio traumatico dall’ambiente totalmente giocoso della scuola dell’infanzia a quello della scuola vera e propria. Come potranno essere supportati in questo grosso e decisivo cambiamento se dovranno vedersela con insegnanti a debita distanza di sicurezza che saranno costretti a vedere gli alunni in turni differenziati? Come può in un contesto simile svilupparsi anche lo “spirito di gruppo”?

E la didattica a distanza che continuerà a far parte della realtà dell’apprendimento, in che modo potrà favorire le interazioni sociali, il legame maestra o professore-alunno? E una riformulazione simile dell’ambiente scolastico sarà ben digerita da chi è abituato alla situazione di sempre?

Insomma auspichiamo fortemente che il governo prenda in seria considerazione tutte queste problematiche e si sforzi di risolverle al meglio, non limitandosi semplicemente ad attenersi alle disposizioni sanitarie post pandemia, ma considerando anche l’aspetto umano ed educativo che riguarda il lavoro dell’ insegnamento e dell’ apprendimento, che indubbiamente non è un lavoro come un altro in quanto finalizzato a formare i futuri adulti della nostra società e pertanto merita un’attenzione tutta particolare, sia dal punto di vista organizzativo e progettuale, sia dal punto di vista degli investimenti finanziari.

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