24/09/2021 di Luca Volontè

La pandemia di solitudine e depressione dei giovani europei

Accanto alla pandemia da Covid-19, continua la “pandemia” di solitudine e depressione che colpisce soprattutto i ragazzi e i giovanissimi. L’allarme, ora, arriva anche dal Belgio e dal Regno Unito.

Recentemente, un ricerca compiuta da ‘Sciensano’, l'istituto nazionale di salute pubblica del Belgio, ha dimostrato che i giovani adulti (18-29 anni) sono sempre i più colpiti dall'ansia (27%) e dai sintomi depressivi (24,5%), mentre gli anziani (65 anni e oltre) sono i meno colpiti (rispettivamente 7% e 6%).  L'agenzia di stampa Belga ha riferito che i problemi di salute mentale dei cittadini sono molto aumentati nel periodo Covid rispetto agli anni precedenti. Stefaan Demarest, dirigente di Sciensano, ha detto che l'indagine ha mostrato che la situazione è migliorata leggermente rispetto al precedente studio condotto a marzo, ma che è ancora "piuttosto tragica" rispetto alla situazione normale.

Nel giugno 2021, il 15% della popolazione adulta era affetta da un disturbo depressivo e il 16% da un disturbo d'ansia. Queste cifre sono di cinque punti percentuali più basse rispetto ai due studi precedenti, ma rimangono di altrettanti cinque punti percentuali più alte rispetto al 2018. Ciò che più preoccupa sono i dati relativi al 30% di giovani belgi che soffrono di depressione e ansia.

Dati allarmanti vengono anche dal Regno Unito, dove gli effetti della pandemia hanno accresciuto i problemi di salute mentale dei bambini. Il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) nei giorni scorsi ha rivelato che l'anno scorso ha visto le prescrizioni di antidepressivi per i bambini dai cinque ai 16 anni salire a 231.791, con un aumento del 22% in cinque anni.  Per fascia d'età, le prescrizioni rilasciate agli alunni della scuola secondaria (da 11 a 18 anni) erano aumentate del 23 per cento in quel periodo, e quasi altrettanto alto era l'aumento delle prescrizioni ai bambini della scuola primaria (da 5 a 11 anni), che era del 20 per cento. Dunque, come sosteniamo da tempo, i lockdown e le relative chiusure delle scuole stanno aumentando i problemi di malattia mentale dei bambini e ragazzi che sperimentano isolamento, solitudine e preoccupazioni per il futuro. La salute mentale e il benessere dei bambini sono complessi, ma la farmacologia dovrebbe essere l'ultima risorsa piuttosto che la prima, perché il loro cervello e il loro corpo sono ancora in fase di sviluppo.

Non c’è pillola che possa sostituire l’amore familiare, l’educazione genitoriale e le relazioni amicali. Negare la devastazione che ha colpito e sta affliggendo bimbi, ragazzi e giovani europei o immaginare di rispondervi solo con pillole e farmaci non può essere la soluzione della piaga sociale che abbiamo di fronte, se teniamo davvero alle giovani generazioni.  Ascoltare gli inviti degli ultimi giorni di autorevoli esponenti di governi nazionali e di istituzioni europee per un maggiore coinvolgimento decisionale dei giovani, appare una ridicola fuga dalle responsabilità di cura e attenzione che proprio la politica dovrebbe ai bimbi, ragazzi e giovani e alle loro famiglie.

Questa vera e propria pandemia “emozionale” che affligge le giovani generazioni porterà il suo conto salatissimo nelle società e sui banchi della politica europea e degli stati nazionali nel giro di pochi anni.

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