29/01/2020

“La Bellezza della Famiglia”, Gandolfini: «Qualsiasi tipo di politica la deve salvaguardare»

La centralità della famiglia che dona la vita, che esercita il suo ruolo educativo prezioso nei confronti dei figli, ma che si fa carico anche dei malati e degli anziani, che fa andare avanti anche la società con il suo lavoro è ciò di cui si parlerà il prossimo 8 febbraio a Chiusi, in provincia di Siena, durante l’incontro-testimonianza-dibattito  “La Bellezza della Famiglia”. I saluti iniziali saranno di don Azelio Mariani, parroco del Duomo di Chiusi; di monsignor Stefano Manetti, vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza; di Juri Bettollini, sindaco di Chiusi e di Stefano Scaramelli, presidente della Commissione Sanità in Regione Toscana. Dopo la presentazione, a cura di Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, l’intervento centrale sarà tenuto da Massimo Gandolfini, a cui Pro Vita & Famiglia ha rivolto alcune domande:

 

Professor Gandolfini quale sarà il messaggio centrale del Suo intervento?

«Il messaggio centrale del mio intervento sarà questo: qualunque sia il tipo di politica con cui vogliamo cercare di portare benessere al nostro popolo, ci sono due capisaldi che vanno salvaguardati e difesi e sono: la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, il rispetto e la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale. Questi sono i due punti chiave per ripartire e dare forza, speranza e speriamo felicità al nostro Paese».

Tra i nomi dei relatori c’è quello del sindaco di Chiusi, un rappresentante delle istituzione. Nella società di oggi, secondo lei, le istituzioni fanno abbastanza per promuovere la cellula fondante della società?

«Non si può fare di ogni erba un fascio, nel senso che ci sono amministrazioni molto sensibili su questi temi ed altre che non solo non sono sensibili ma assumono un comportamento contrario. Che le amministrazioni locali, partendo dai comuni, possano fare tanto, assolutamente sì, attraverso delle scelte amministrative che mettano al centro il bene della famiglia, quindi anche politiche familiari di sostegno alla maternità, alla gravidanza o attraverso gli asili nido gratuiti. Insomma politiche economiche locali che sostengano la famiglia, mantenendo però sempre ben chiaro il concetto che servono le norme economiche ma anche quelle culturali. In Lombardia, ad esempio, siamo riusciti a costruire una rete chiamata rete dei comuni amici della famiglia, per la quale proponiamo delle mozioni e delle delibere di giunta che sono favorevoli alla vita e alla famiglia».

Cosa risponde a chi accusa i movimenti pro family e pro life di voler imporre una prospettiva confessionale, oltre che sulla vita e la sessualità, anche sulla famiglia? E’ veramente così?

«Ma non è una prospettiva confessionale! E’ chiaro che per i credenti non bisognerebbe nemmeno discutere sul fatto che la famiglia è formata da un uomo e da una donna. Ma anche per i non credenti, in quanto la famiglia è un istituto naturale che precede addirittura il diritto scritto, esiste da sempre come un’unità stabile che è l’elemento fondante per la procreazione e quindi per il mantenimento della specie. Poi nel tempo si è strutturata attraverso delle norme giuridiche, ma la famiglia è quella. Tant’è che la nostra Costituzione che non è stata scritta da figli di Santa Romana Chiesa, ma da fior di atei, marxisti e materialisti. Hanno trovato come punto di contatto che la famiglia è una società naturale: naturale vuol dire che precede il diritto e quindi il diritto non deve far nient’altro che prenderne atto e costruire una normativa che la agevoli. Questo non vuol dire discriminare altre forme di unione affettiva che, proprio perché sono strutturalmente diverse, non hanno niente a che fare con la famiglia».

 

di Manuela Antonacci

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