18/06/2021 di Luca Marcolivio

Il gender entra in una scuola e indottrina, violando il consenso informato. La denuncia dei genitori

Nella Regione Lazio, i progetti scolastici di indottrinamento gender continuano a spuntare ovunque come funghi. In certi casi, siamo di fronte a operazioni quantomeno opache, in cui gli ideatori sembrano quasi non voler pubblicizzare troppo le loro iniziative, che, guarda caso, vengono portate avanti sempre in violazione del consenso informato. È avvenuto anche a Serrone, comune di 3000 anime del frusinate, nel cui Istituto Comprensivo (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria), tra aprile e maggio, si è svolto il progetto Dalla parte delle donne, a cura dell’associazione APS Socialmente Donna.

Secondo uno schema tanto “rodato” quanto ormai prevedibile, il progetto propone uno scopo, celandone però un altro. L’obiettivo di formare bambini e ragazzi al rispetto delle donne e alla loro tutela contro ogni forma di violenza, è stato unanimemente condiviso da tutti i genitori. Si è poi scoperto, però, che il progetto puntava a «superare gli stereotipi di genere, trattare il problema dal punto di vista morale, culturale, fisico, psicologico, legislativo».

Il progetto prevede la collaborazione di psicologi, la compilazione di questionari anonimi, laboratori teatrali sui ruoli maschili e femminili in famiglia e nell’ambiente lavorativo. A ciò si aggiunge la lettura di libri per l’infanzia i cui titoli sono tutto un programma: Una bambola per Alberto, Ma le principesse fanno le puzzette, Nei panni di Zaff, Favole della buonanotte per bambine ribelli.

Ai genitori è stato poi inviato via WhatsApp il volantino dell’evento conclusivo, previsto per lunedì 21 giugno, in orario pomeridiano, in cui il progetto sarà illustrato alla presenza del dirigente scolastico e di due consiglieri regionali del Partito Democratico: Eleonora Mattia e Mauro Buschini. Un’area politica esplicitamente schierata in una certa direzione sui temi eticamente sensibili, ambito scolastico compreso. Oltretutto la Mattia è la principale promotrice del progetto di legge regionale contro l’omotransfobia, mentre Buschini si è dimesso lo scorso aprile a seguito dello scandalo di “Concorsopoli”. Sia la Mattia che Buschini, poi, sono entrambi sostenuti dalla referente locale del PD a Serrone, Antonella Sperati.

Un genitore, con figli iscritti all’Istituto Comprensivo di Serrone, ha confermato a Pro Vita & Famiglia che non è stato esplicitato alcun consenso informato con le famiglie, né per la partecipazione al progetto, né per la restituzione in plenaria dei lavori dei figli. Come se non bastasse, il giorno in cui i genitori hanno domandato via e-mail e via PEC al dirigente scolastico quale fosse l’identità degli esperti coinvolti, la risposta è stata inesistente. Un particolare rivelatoci in esclusiva: la circolare che informava le famiglie sarebbe sparita dal registro elettronico. I pochi genitori che avevano appreso i contenuti del progetto, quindi, lo avevano saputo tramite un webinar con gli insegnanti. Dopodiché, tutto è stato all’insegna del profilo basso…

«Un episodio increscioso e deprecabile per il modo in cui si è verificato e per le risposte che il preside ha dato: molto vaghe e non tese a risolvere il problema, bensì a scansarlo, evitando di considerare i genitori come parte attiva nel sistema educativo – confida un altro genitore –. Le persone coinvolte nel progetto, poi, non sono veri “esperti” ma solo facenti parte di uno schieramento politico ben definito. Sono stati coinvolti anche volontari, che si sono ritenuti in grado di educare su questo tema».

Di fronte a quest’ennesima operazione per nulla trasparente, Pro Vita & Famiglia, tramite il suo braccio operativo Generazione Famiglia, è ora accanto ai genitori, determinata a fare chiarezza sulla vicenda.

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