20/01/2016

Gender ed educazione sessuale sono un bene?

Ho già avuto modo di esprimere le perplessità a proposito degli argomenti a favore dell’educazione di genere del professor Alberto Pellai. Mi viene segnalato un altro post e richiesto un parere sulla sua posizione di critica a quei movimenti che si oppongono al gender.

In questo post Facebook il professor Pellai sostiene che “per bloccare il gender si blocca tutto ciò che si chiama educazione sessuale e affettiva. Invece è bene che gli adulti riflettano su un dato di fatto:

IL VERO PROBLEMA PER I NOSTRI FIGLI È LA DISEDUCAZIONE SESSUALE IN CUI CRESCONO E LA MANCANZA DI INFORMAZIONI, EDUCAZIONI E INTERVENTI PREVENTIVI CHE LI AIUTINO A INTEGRARE LA DIMENSIONE DELLA SESSUALITÀ IN MODO SANO E SINTONICO CON LA LORO IDENTITÀ, IL LORO PERCORSO DI CRESCITA, IL LORO ORIENTAMENTO SESSUALE, I LORO BISOGNI PIÙ PROFONDI (NON SOLO COGNITIVI, MA ANCHE EMOTIVI E AFFETTIVI)” [maiuscolo nell’originale].

In questo modo il dottor Pellai vorrebbe indurre una dissonanza cognitiva in chi si oppone al gender: opponendosi al gender si fa del male ai ragazzi perché “se uno dei problemi per i nostri figli è la diseducazione sessuale in cui vivono (e l’ipersessualizzazione in cui si trovano immersi ogni giorno ad opera dei media e delle tecnologie) la soluzione al problema in questo caso si dovrebbe chiamare «educazione affettiva e sessuale»”.

Il sillogismo è più o meno il seguente: l’educazione sessuale è bene; opporsi al gender significa opporsi all’educazione sessuale; opporsi all’educazione sessuale significa opporsi al bene.

Ora, la domanda è: la prima premessa del sillogismo, quella sul quale tutto si regge, è vera? L’educazione sessuale dei ragazzi è bene?

Sappiamo, ad esempio, che nei paesi dove l’educazione sessuale è obbligatoria le malattie sessualmente trasmissibili sono sensibilmente più diffuse rispetto ad altri paesi. Sappiamo che “I programmi che aumentano l’accesso alla contraccezione diminuiscono le gravidanze adolescenti nel breve periodo, ma aumentano le gravidanze adolescenti nel lungo periodo” (si veda qui); sappiamo anche che “non è emersa alcuna prova che interventi [di educazione sessuale] siano efficaci nel ritardare l’esperienza eterosessuale o ridurre le gravidanze, l’ubriachezza o l’uso di cannabis. Alcuni risultati suggeriscono un effetto contrario” (si veda qui).

Non sembra poi così certo che l’educazione sessuale sia un bene per i ragazzi. Eppure appare come un totem: qualcosa di sacro, intoccabile, incriticabile, assolutamente buono e positivo. È così?

gender_NotizieProVita_UNAR_OMS_direttive_firme_bambini_scuola_gender_pedofiliaRiflettiamo. Innanzitutto l’educazione sessuale non è sempre esistita (eppure il mondo è arrivato fino a noi...). Essa è un prodotto culturale, un esempio di “costruzione sociale” che i sostenitori del gender tanto odiano. Ma quando è stata inventata e perché, con quali obiettivi?

Il primo corso di educazione sessuale risale al 1919, nemmeno un secolo fa. Fu introdotto nel governo di Bela Kuhn durante il breve episodio della Repubblica Sovietica d’Ungheria dal ministro György Lukáks. L’ambizioso programma di Lukáks, denominato “terrore culturale”, era quello di sradicare dall’Ungheria sovietica la morale tradizionale (cioè cattolica), attraverso tre strumenti: la scuola, per intercettare ogni bambino; l’esclusione dei genitori, accusati di tramandare i modelli culturali tradizionali; e l’educazione sessuale. Attraverso l’esposizione dei bambini ad immagini e materiali pornografici, presentati in modo asettico e scientifico, senza alcuna valutazione di tipo morale o religiosa. L’esposizione precoce a materiale sessuale e l’assenza di ogni giudizio morale avrebbero indotto i bambini (cioè le future generazioni ungheresi) ad abbandonare i valori tradizionali. Il governo di Kuhn durò pochi mesi, e con esso terminò il primo progetto di educazione sessuale.

L’idea fu però ripresa negli Stati Uniti dall’eugenetista ed abortista Margareth Sanger, fondatrice della controversa associazione Planned Parenthood. La dottoressa Sanger era convinta che l’educazione sessuale nelle scuole fosse il modo migliore per diffondere la contraccezione (e l’aborto) negli Stati Uniti. I progetti della Sanger (molto impegnata su altri fronti) non produssero tuttavia molti risultati. Fu però Mary Calderone, direttore medico di Planned Parenthood, a diffondere capillarmente l’educazione sessuale negli Stati Uniti. Per dedicarsi a tempo pieno a questo scopo lasciò l’associazione fondata dalla Sanger e creò il il SIECUS (Sex Information and Education Council of the United States), ancora oggi la più importante associazione per l’educazione sessuale negli Stati Uniti.

Anche le più importanti organizzazioni sovranazionali si impegnarono per diffondere a tappeto l’educazione sessuale in tutto il mondo. Il primo presidente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il medico canadese Brock Chisholm, era convinto che la guerra appena conclusa, come tutte le guerre, fossero la conseguenza della morale, ossia del concetto di bene e di male: «L’unico minimo comune denominatore di tutte le civiltà e l’unica forza psicologica capace di produrre queste perversioni [il senso di inferiorità, di colpa, la paura e, in ultima istanza, la guerra] è la moralità, il concetto di bene e di male [...] La re-interpretazione e alla fine lo sradicamento del concetto di bene e di male che è stato la base dell’educazione infantile, la sostituzione del pensiero intelligente e razionale al posto della fede nelle certezze degli adulti, questi sono gli obiettivi ultimi di ogni psicoterapia efficace. […] Se l’umanità deve essere liberata da questo fardello paralizzante del [concetto di] bene e male, sono gli psichiatri che se ne devono assumere la maggiore responsabilità. […] La cosa più importante al mondo oggi è l’educazione dei bambini». Anche Chisholm, come già Lukáks, vedeva nell’educazione sessuale, impartita da esperti (gli psichiatri) ai bambini al di fuori del controllo dei genitori, il modo migliore per sradicare dai bambini ogni traccia di moralità.

Dunque gli obiettivi originari dell’educazione sessuale (nata, lo ricordiamo, meno di un secolo fa), sono lo sradicamento della morale, la diffusione di aborto e contraccezione, la creazione di una umanità più docile al potere. Tutto questo attraverso una precoce sessualizzazione.

Il paradosso è che il professor Pellai ha scritto un libro, “Tutto troppo presto” nel quale prende posizione contro la precoce sessualizzazione dei ragazzi. Forse, anziché tentare di indurla negli altri, potrebbe provare lui stesso una certa dissonanza cognitiva nei confronti del gender e dell’educazione sessuale...

Roberto Marchesini

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