23/09/2019

Gandolfini e Perucchietti contro l'utero in affitto ad Atreju - IL VIDEO

«Fratelli d’Italia ha depositato da mesi in Parlamento una proposta di legge per rendere la maternità surrogata un reato universale e una mozione che chiede una moratoria internazionale sull’utero in affitto, una pratica disumana che umilia le donne e considera la vita alla stregua di un prodotto che può essere venduto, acquistato e gettato via. Da Atreju lanciamo un appello alla maggioranza e chiediamo a tutti i partiti di sostenere questa battaglia di civiltà».

Con queste parole Carolina Varchi, deputato di FdI e responsabile di Famiglia e Vita ha esordito ad Atreju, durante la presentazione del libro “Utero in affitto. La fabbricazione di bambini, la nuova forma di schiavismo” della giornalista Enrica Perucchietti. Quest’ ultima è intervenuta sottolineando come i media stiano cercando di diffondere l’idea che possa esistere una forma di maternità surrogata “etica” e che pertanto sia necessario normarla per poi portarla anche in Italia.

Mentre, ha continuato la giornalista, un ingannevole messaggio impacchettato ad hoc, per le donne, è l’illusione che esista una sorta di “antropologia del dono”, in cui c’è un bambino che viene “donato” da una donna buona e generosa ad una coppia che per vari motivi non può generare: cosa impensabile perché i bambini non sono oggetti e invece, gli unici ai quali non viene chiesto niente e ad essere silenziati, in tutto questo, sono proprio loro.

Sulla stessa linea d’onda si è collocato l’intervento successivo, quello di Massimo Gandolfini, che ha sottolineato, la grande bugia che ci viene raccontata sull’utero in affitto, anche dal punto di vista medico-biologico. Nei casi in cui si fa ricorso alla pratica dell’utero in affitto, per colmare la ferita e il vuoto profondo che si crea successivamente nel bambino, a causa dell’assenza della madre biologica, non basta l’amore dei genitori committenti: «Il rapporto materno-fetale non è solo biologico ma è molto di più. Oggi si parla di “cross talking”, “dialogo incrociato” ovvero la mamma non solo passa le sostanze nutritive ma crea col bambino un rapporto psichico di simbiosi».

Gandolfini ha spiegato infatti, come, ad esempio, quando la mamma partecipa ad un evento felice che produce in lei emissione di serotonina, la stessa sostanza venga inviata al cervello del bambino che partecipa a quella esperienza di felicità e come la stessa cosa accada per le emozioni negative. Il cervello del bambino si struttura, insomma, in base alle esperienze vissute dalla madre. Ma ci sarebbe di più, ha continuato Gandolfini «Quando avviene il parto, tutti noi abbiamo vissuto un momento chiamato dagli psicologi della primissima infanzia “nevrosi d’angoscia indicibile”: il bambino quando si stacca dalla mamma percepisce la perdita e l’abbandono di qualcosa che ha condiviso in tutto e solo la voce materna lo aiuterebbe a colmare quell’angoscia, ma nel momento in cui viene tolto dalla madre, subito dopo la nascita, dalla coppia committente,  quella nevrosi d’ansia non conosce più una terapia, perché non riconosce più quel tono di voce».

Insomma, un no corale, quello partito da Atreju, ben fondato e motivato anche dal punto di vista scientifico, per denunciare una pratica disumana che presenta i bambini come dono ma che li trasforma invece in vittime sacrificali sull’altare dell’egoismo dei più forti. Un no forte per ridare voce proprio alle persone i cui diritti sono violati e il cui pianto rimane, spesso, volutamente inascoltato.

 

di Redazione

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