26/03/2021 di Manuela Antonacci

Flashmob davanti alla Rai. Meluzzi: «Sanremo ha preso a calci il cristianesimo, bisogna dire basta!»

Oggi a Roma alle ore 13 e a Milano alle ore 12, davanti alle sedi Rai rispettivamente di Viale Mazzini e di via Sempione, si sono svolti due flashmob contro le “esibizioni” blasfeme e l’indottrinamento gender, sulla tv pubblica di Stato, il tutto alla presenza di numerosi rappresentanti politici di diversi schieramenti.

Abbiamo parlato del nostro evento e di quanto avvenuto a Sanremo, col professor Alessandro Meluzzi che, pur non presente all’evento, sembra non avere dubbi a riguardo

 

Professore, il fatto che l’Italia sia uno Stato laico, a detta di alcuni, giustificherebbe la blasfemia e il vilipendio di religione in nome della libertà d’espressione. Che ne pensa?

«Penso che nell’epoca del politically correct, in cui qualsiasi espressione di giudizio o anche semplicemente di descrizione, di un corpo, di un atteggiamento, di un’appartenenza geografica, culturale o religiosa di qualcuno, viene considerata come un peccato mortale e quindi anche l’uso del linguaggio e del vocabolario dev’essere edulcorato, smorzato. Gli unici la cui sensibilità, la cui religiosità, la cui spiritualità, il cui equilibrio psicologico può essere profanato, deriso e sbeffeggiato sono i cristiani. Molto semplicemente chiederei che ai cristiani venisse riservato lo stesso rispetto che viene dato agli israeliti, musulmani, ai portatori di diversità corporee, agli omosessuali ecc. Solo i cristiani possono essere presi a calci in qualsiasi momento».

Peraltro gli articoli 403 e 404 del codice penale considerano reato offendere pubblicamente una confessione religiosa. Dunque, non siamo nell’ambito della libertà d’espressione, se interviene anche il codice penale. Com’è possibile, allora, che ciò sia avvenuto in una tv pubblica, pagata coi soldi dei contribuenti? Ci sono almeno un paio di controsensi, in tutto questo?

«Ma è molto semplice: quell’aspetto del codice penale, in uno stato laico, può essere applicato a qualsiasi religione, tranne che al cristianesimo. Come se il cristianesimo fosse una “sub religione” o una “sub appartenenza”, l’unica nei confronti della quale ci si può pronunciare al di là di ogni correttezza. Chiederei almeno che il cristianesimo venisse equiparato al buddismo, all’islam all’ebraismo, al taoismo, allo shintoismo ecc. Noi non ci permetteremmo mai, per esempio, di offendere spudoratamente la sensibilità di uno shintoista giapponese o di un musulmano sciita, perché si scatenerebbe l’inferno, non parliamo, poi, di una persona di religione ebraica. Mentre invece, il cristianesimo può essere deriso in tutte le forme e in tutti i modi, mi chiedono cosa abbiano fatto di male i cristiani per essere ridotti ad una sub religione».

Oggi Pro Vita & Famiglia è stata impegnata in un flashmob davanti alla sede della rai di via Mazzini a Roma per protestare contro il (dis)servizio pubblico che ritiene di mettere in scena delle “esibizioni” blasfeme e oltre il limite della decenza. Verrà presentata anche la nostra petizione che ha raccolto quasi 100.000 firme per testimoniare, in termini anche numerici, il disagio di molti. Cosa ne pensa? È necessario, oggi, dover alzare la voce, di fronte a situazioni come questa?

«Ci sono forze potenti che lavorano per una strutturale decristianizzazione della società, anche all’interno della rai. Credo che se questa petizione che ha raccolto così tante firme, fosse stata fatta solo da dieci buddisti, avrebbe ottenuto ascolto, ma c’è un enorme pregiudizio di fondo, per cui fatta dai cristiani, si tende a non darle peso. Anche perché c’è un’agenzia importante che dovrebbe intervenire in primis, che è la CEI. E’ il depositario del marchio a dover difendere, per primo, il marchio. Si dovrebbe levare chiara e forte innanzitutto la voce della Conferenza Episcopale Italiana».

 

 

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