23/04/2015

Fecondazione artificiale - Figli senza identità (parte quarta)

Sul portale Anonymous.org, i post dei “figli della fecondazione artificiale” che sono alla ricerca dell’identità dei genitori biologici (di solito il padre), si moltiplicano quotidianamente.

Ne abbiamo pubblicate qui,  e qui e poi qui.

Continuiamo a pubblicarne finché ne incontriamo di commoventi, come questa, di una figlia che scrive una lettera al suo padre ignoto. L’ha intitolata “Chi sono io?”

Caro papà,

non so il tuo nome, né la metà del mio (il mio vero cognome). Posso morire senza aver mai saputo niente della metà di me e niente del tutto di te.

Non ne saprai mai niente né del dolore, né della gioia che mi hai dato: mi hai dato la vita, infatti, ma mi hai privato di alcuni diritti fondamentali. Sono riuscita a conoscere il nome di otto dei miei fratellastri, ne ho incontrati sei. Ce ne sono almeno altri otto di cui non so nulla.

Non saprò mai se ci somigliamo. A chi somigli tu? Ci pensi mai a noi? Hai una famiglia? Hai uno spirito artistico e riservato, come la maggior parte di noi? Ho zie e cugini? Sei vivo? L’hai fatto solo per soldi? E come sono nonno e nonna? Abbiamo mai camminato vicini, ci siamo mai seduti vicini in aereo, ci siamo mai incrociati?

Temo la parola “padre”. La festa del papà è il peggior giorno dell’anno, perché mi ricorda di tutto ciò di cui tu e la mia madre single mi avete deliberatamente privato.

A scuola i ragazzini chiedono “Che fa tuo padre”, “Quanti anni ha tuo padre” e io rispondevo: “Io non ho un padre” e dovevo subire un infinito interrogatorio sul come e perché io non avessi un padre. E allora tante volte mentivo spudoratamente, perché era meno doloroso che raccontare la verità.

Bludental

Quando ci spiegavano come nascevano i bambini, la storia valeva per tutti tranne che per me: io ero figlia di un laboratorio scientifico, mio padre non ha fatto l’amore con mia madre.

Al funerale di mio nonno ho sentito mia nonna spiegare la cosa: sua figlia non ha mai avuto un marito, e io, figlia della provetta, sono andata cercando i miei fratelli contro il parere di mia madre.

Però devo esserti grata ugualmente: ho la vita e un sacco di fratellastri...

Uno di loro, di 9 anni, entrando in macchina mi ha detto: “Lo sai che io e te siamo bastardi, vero? Ho sentito la professoressa di storia parlare del Medio Evo e dei figli nati fuori dal matrimonio che erano considerati bastardi...”

Mi piacerebbe conoscerti prima di sposarmi, così da avere qualcuno che mi accompagni all’altare. Se no lo chiederò a uno dei miei fratellastri. Mi accontenterei di prendere un caffè con te, non mi accollerei, non voglio relazioni pesanti. Non ti chiederei neanche soldi, anche se in effetti io te ne ho fatti guadagnare quando ti sei venduto i miei diritti fondamentali. 

Mi accontenterei anche solo di una tua foto, ma un abbraccio mi renderebbe davvero felice...

Ti voglio bene,

Tua figlia

(Traduzione a cura della Redazione)

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