12/12/2015

Famiglia naturale – In Estonia c’è chi combatte

Nonostante le minacce e gli attacchi sferrati alla famiglia naturale da parte dei governi e dei parlamenti sottomessi all’agenda politica delle lobby Lgbt, continuano a non mancare gli oppositori e i difensori dell’unico vero matrimonio, quello tra un uomo e una donna.

La reazione alle leggi omosessualiste è vivace, anche in Paesi che non immagineremmo, come l’Estonia. Abbiamo già parlato di quanto avvenuto nel piccolo Stato baltico, dove è stato introdotto il “matrimonio” omosessuale, e di come i gruppi pro-life e pro-family siano attivi (ad esempio si può vedere qui e qui).

Apprendiamo ora che il 24 novembre scorso la Fondazione per la protezione della Famiglia e della Tradizione (SAPTK) ha tenuto una manifestazione simbolica di fronte al Parlamento estone e sulla piazza centrale della capitale Tallinn, al fine di inviare alle istituzioni un forte messaggio a favore del matrimonio e della famiglia naturale.

Il presidente dell’associazione, Varrone Vooglaid, ha dichiarato che ormai l’Occidente è in pieno declino culturale e dunque è divenuto necessario proclamare con fermezza le verità più elementari in merito al diritto naturale, sotto attacco da parte dei poteri forti.

Il fatto di dover combattere per ciò che dovrebbe essere ovvio, e che semplicemente è frutto del buon senso e della ragione, fa ricordare quanto scriveva Chesterton decenni fa: Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

Vooglaid ha voluto ribadire che la famiglia è un’unione fondata dalla relazione tra un uomo e una donna e che ogni bambino ha un diritto naturale ad avere una madre e un padre, che nessuno ha il diritto di sottrargli. Lo Stato deve capire che la famiglia è fondamentale per la conservazione e la prosperità di una nazione e per la stessa società, come del resto afferma la stessa Costituzione estone. Soprattutto, di fronte all’attuale terribile crisi demografica, è davvero incredibile che i pubblici poteri non tutelino e promuovano le famiglie, ma pensino al “matrimonio” gay.

Federico Catani

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