24/07/2018

Famiglia naturale all’OSCE: intervista all’on. Claudio D’Amico

Il 9 luglio 2018, a Berlino, presso la sede del Bundestag (il parlamento tedesco), si è aperta la ventisettesima sessione annuale dell’assemblea parlamentare dell’OSCE.

L’on. Claudio D’Amico, deputato nella XVI legislatura e assessore (alla Sicurezza, Polizia Locale, Protezione Civile, Tutela del Cittadino e Diritti Umani, gestione del Patrimonio e Demanio, Politiche per la Casa, Turismo e Cooperazione Internazionale) del Comune di Sesto S. Giovanni, ha organizzato, in collaborazione con il gruppo Forum of Identities di cui è segretario generale, l’IOF (International organization for the Family) e ProVita onlus, come già fatto nelle due sessioni precedenti a Minsk nel 2017 ed a Tbilisi nel 2016, il family lunch, un momento conviviale aperto a tutti i parlamentari di area OSCE che sostengono la famiglia naturale. Hanno partecipato il Presidente e il Segretario Generale dell’assemblea parlamentare dell’OSCE e parlamentari di Russia, Usa, Italia, Austria, Germania, Ungheria, Svezia, Croazia, Svizzera, Finlandia, Georgia, Macedonia, nonché il rappresentante della Santa Sede.

In apertura del lunch Claudio D’Amico ha evidenziato gli effetti positivi di questa iniziativa: «Possiamo creare ponti tra diverse posizioni e Paesi: Russia e Stati Uniti, ad esempio, riguardo alla famiglia naturale, la Santa Sede e tutti i paesi dai quali proveniamo… I valori tradizionali in cui crediamo sono sotto attacco. Penso si possa dire che ci troviamo in un tunnel buio, in fondo al quale, però, io vedo una luce: luce che viene dai Paesi che hanno legislazioni a favore della famiglia naturale. Oggi siamo in cima a questo edificio storico che ricorda come la Germania sia risorta dalle sue ceneri e ci ricorda che questo è possibile anche per noi tutti...».

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare l’on. D’Amico, che ha gentilmente risposto ad alcune domande.

Quando ha preso il via questa iniziativa di un pranzo annuale con parlamentari degli stati membri dell’OSCE?

Tutto è cominciato con un’ispirazione che ho avuto nel 2016, al World Congress of Families che quell’anno si tenne a Tbilisi in Georgia, nel mese di maggio. Ammirato per lo straordinario evento del WCF, soprattutto grazie all’operosità del filantropo georgiano Levan Vasadze, uno degli organizzatori, ho pensato ai frutti che avrebbe potuto portare altrove un’iniziativa del genere. Un mese dopo ci sarebbe stata la sessione annuale dell’OSCE nella stessa città. Così, ho avuto l’ispirazione di portare quel bellissimo movimento a favore della famiglia naturale in seno all’OSCE, nella forma di un family lunch. Partecipò una trentina di parlamentari nonostante la fortissima avversione dei gruppi politici principali. L’anno seguente, l’esperimento si è replicato a Minsk, dove la Chiesa ortodossa bielorussa ci ha ospitati presso l’accademia teologica: erano presenti già parlamentari americani e russi che sul tema della famiglia si sono trovati uniti. E oggi eccoci a Berlino…

Questo incontro informale fra legislatori ha già dato dei risultati concreti?

Il più importante risultato ottenuto è sicuramente il network pro family (e in egual misura pro life): tra i legislatori di 57 paesi si è instaurato un legame che unisce tutti coloro che sostengono la famiglia. È incoraggiante sapere della presenza, in tutto il mondo, di amici che condividono la medesima battaglia; questa rete, attraverso lo scambio di idee e best practices, può diventare il punto di partenza per nuove forme di collaborazione, per tentativi di riforma dei rispettivi ordinamenti giuridici, per un impegno internazionale che sia sempre più in sinergia. È un’occasione per lo scambio di esperienze.

Quali sono i risultati a lungo termine che giudica più importanti da conseguire?

L’Europa che noi vogliamo, quella cristiana, basata su determinati valori, oggi è messa in discussione essenzialmente da un motivo: la demografia. La follia di chi ha amministrato l’Europa in questi anni sta nel voler fronteggiare la crisi demografica allevando schiere di ragazzi e ragazze omosessuali (che non faranno mai figli) e sopperire alla denatalità con l’immigrazione, in gran parte musulmana. Bassa natalità, cultura omosessualista e immigrazione incontrollata conducono alla distruzione dell’Europa. I primi obiettivi da conseguire riguardano questi ambiti e devono passare per misure stringenti contro l’immigrazione, sostegno alla natalità, aiuto alle famiglie.

Indubbiamente la famiglia naturale è sotto attacco nelle Istituzioni internazionali come l’ONU e l’Unione europea. Quali strategie consiglia ai movimenti pro family italiani? 

Occorre prendere contatti con rappresentanti del governo per far in modo che siano approvate le misure necessarie a uscire dalla situazione in cui ci troviamo. È più facile ottenere risultati in questo senso se si crea una rete di gruppi di pressione che spingano presso il governo perché si perseguano politiche di un certo tipo nella direzione della famiglia naturale. Allo stesso modo è importante uscire allo scoperto quando i politici che si impegnano nella difesa di questi valori, sono attaccati dai media. Avete visto cosa è successo al ministro Fontana? E perché? Perché ha detto che la famiglia è composta da un uomo e una donna. Apriti cielo! Bisogna allora intervenire per sensibilizzare l’opinione pubblica; anche le realtà associative devono prendere posizione perché si capisca che sono numerose le voci che si levano contro la dittatura del pensiero unico.

Vincenzo Gubitosi

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