28/02/2022

Eutanasia. Lettera a "Mario": «Aspettaci, dacci questa possibilità»

Carissimo Mario,

il tuo vero nome non lo conosciamo ma speriamo col cuore che questa lettera ti arrivi comunque, in qualche modo, magari fantasioso, di quelli che la vita adopera per stupirci o scioccarci.

Come è successo a te, il giorno in cui non ti sei riconosciuto, intrappolato in un corpo che non collabora, che non esegue ciò che il tuo cervello gli comanda. Come mettere fine a una frustrazione del genere se non spegnendo tutto? Come non premere “end” sul nastro di una vita che scorre in modo angusto?

Ti capisco, caro Mario. Ti capiamo. Ciascuno di noi ha provato questa sensazione almeno una volta nella vita, ma abbiamo avuto poi la possibilità di catalogare questa esperienza nel cassetto del ricordo e poi tornare a fare di testa nostra. Quindi come possiamo dire a te, che invece in questo stallo ci vivi da anni, di cambiare strada? Di ripensarci, di resistere? Non possiamo. E non lo faremo.

Per rispetto del tuo dolore, per non rischiare di scivolare in una ipocrisia sempre troppo a portata di mano, per non banalizzare il mistero che stai abitando. Quello che invece proviamo a donarti in questa missiva è la nostra vicinanza. Un modo per farti sapere che da quando abbiamo conosciuto la tua storia non ci siamo allontanate da un pensiero di affetto nei tuoi confronti. E da cristiane ci siamo interrogate sul senso di questa vita (che potrebbe apparire inutile a chi ragiona secondo una economia dei sentimenti e una logica produttiva). Che sollievo sarebbe poterti offrire una risposta. Dai cristiani ci si aspetta sempre una soluzione e invece manco quella possiamo regalarti.

Perché la verità è che il dolore è inspiegabile. Ma se accolto può rivelarsi fecondo. Può offrirti prospettive di esistenza impensabili, oggi. Può spingerti a scelte illogiche, come quella più assurda di resistere, di stare, di consumarla tutta questa vita che ti è stata donata nonostante appaia ammaccata. Può addirittura lasciarti pensare che sei un tassello fondamentale all’interno di un puzzle mondiale e che se deciderai di perderti, quel puzzle non potrà più essere completo, definito. Puoi arrivare a pensare che sarai nutrito d’amore e rinvigorito dalle preghiere che vorremmo poter iniziare a dedicare a te ed alla tua impressionante storia di vita.

Insomma di scenari strambi ne potresti ancora vedere e tra un pianto e una risata potresti concederti la possibilità di partecipare alle vite di chi ti circonda, di chi ami, di chi vuoi ancora vedere sorridere accanto a te. Sarebbe bello conoscerti Mario. E discuterne pure. Prima di pronunciare quel sì che ti lascerà andare per sempre. Si tratta di rimandare. Ancora. Un poco. Chissà quanto. Per poter poi lasciarti andare alla Fine - che per noi ha la lettera maiuscola - con una maggiore pienezza, con una dolce consolazione, con qualche amico in più.

Dacci questa possibilità Mario.

Dalla a noi.

Quella di poterti accompagnare.

Ritarda, ancora.

Aspettaci.

 

A cura di Lina Ariante e Livia Carandente

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