05/03/2015

Eugenetica e sterilizzazioni in nome dei diritti civili

Lunedì 2 marzo a “Piazza pulita”, noto talk show politico in onda in prima serata su La7, si è parlato di eugenetica e sterilizzazione.

A farlo è stata Dijana Pavlovic, attrice e attivista politica, fondatrice della Consulta Rom e Sinti di Milano.

L’esponente politica, già candidata con la lista “L’altra Europa per Tsipras” alle ultime elezioni europee, e in passato con la Federazione della Sinistra (che raggruppava Comunisti italiani e Rifondazione comunista), è un’ospite assidua della trasmissione e ogni volta si fa portavoce delle istanze della popolazione rom, con toni alquanto vittimistici. Lunedì ha esordito citando alcuni passaggi dell’opera teatrale “Vita mia, parlami”, scritta da Mariella Mehr, che racconta quanto accaduto nella civilissima e democratica Svizzera dal 1926 al 1974. Nella Confederazione Elvetica, infatti, in quegli anni è stata attuata una politica di sterilizzazione forzata dei rom, considerati geneticamente malati, con tanto di sottrazione dei figli ai loro genitori.

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Nell’arco di questo tempo, circa 600 bambini sono stati sottratti alle loro famiglie e cresciuti in collegi, istituti psichiatrici o famiglie adottive. Una pagina buia della nostra storia occidentale, senza dubbio da riscoprire e studiare, se non altro per comprendere che certi orrori non hanno riguardato solo il nazismo.

Tralasciando la discussione che poi è scaturita con gli altri ospiti all’interno del programma, quello che qui ci preme dire è altro. Non ci risulta che ai nostri giorni in Italia o in Europa si proponga la sterilizzazione forzata degli zingari o di altri gruppi etnici. E se qualcuno lo facesse, siamo certi che verrebbe prontamente condannato e messo a tacere. Com’è giusto che sia.

Ci permettiamo però di rivolgere un appello alla signora Pavlovic, non in quanto rom, ma in quanto esponente politica della sinistra più estrema. Viste le sue battaglie per i diritti, sarebbe disposta a denunciare le campagne di sterilizzazione forzata che oggi, nel 2015, vengono ancora attuate dalle grandi organizzazioni internazionali quali Oms e Unicef? Sarebbe disposta a denunciare quanto avviene in molti Paesi del Terzo Mondo, dove per ottenere la riduzione della popolazione secondo teorie neomalthusiane e razziste si impone l’aborto?

Nel suo intervento, l’esponente rom ha usato la parola “eugenetica”, esprimendo una netta condanna. Ebbene, è consapevole che l’eugenetica c’è ancora? Quando nella fecondazione artificiale si scartano gli embrioni difettosi e malati, per impiantare solo quelli sani, non si sta forse ripetendo quanto aveva programmato Hitler nel Terzo Reich? E quando si permette l’aborto perché il feto è malformato non si sta forse perseguendo una scelta eugenetica? E con l’eutanasia dei malati, anche bambini, non accade lo stesso?

Oggi in molti Paesi liberaldemocratici e tolleranti si consente l’eliminazione di vite che ritenute indegne di essere vissute. E sperimentiamo l’ipocrisia di chi condanna gli atti di bullismo verso down e portatori di handicap, ma poi ritiene giusto uccidere nel ventre della mamma chi presenta tali problemi: il tutto in nome dell’amore!

La Pavlovic ha denunciato pure le ingiustizie subite dai bambini zingari in Svizzera, perché venivano sottratti ai loro genitori. Si sentirebbe allora di condannare chi permette l’adozione da parte delle coppie gay? Non è una violenza privare il bambino di un padre e di una madre? Non è violenza praticare la compravendita di ovuli e sperma e quella dell’utero? Non è violenza rendere la donna una semplice incubatrice per poi strapparle subito via il bambino partorito e consegnarlo a una coppia omosessuale? Non è perversione tutto ciò? Non è una vergogna colossale?

Ecco, ci aspettiamo che la signora Pavlovic, così come i suoi compagni politici, in nome dei diritti umani, del rispetto, della tolleranza e di quei valori democratici di cui tutti si riempiono la bocca, denunciassero e lottassero con noi queste battaglie. Dalla parte dei deboli, dei discriminati, degli indifesi, degli innocenti. Accoglierà il nostro appello?
Federico Catani

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