24/08/2023 di Luca Marcolivio

Esclusivo. Il generale Vannacci a PV&F: «Comunità Lgbtq piena di privilegi»

È l’uomo del momento. Da almeno una settimana, del generale Roberto Vannacci e del suo libro Il mondo al contrario se ne parla ovunque, spesso a sproposito. Cosa ha realmente scritto, tuttavia, questo ufficiale dell’esercito, finito così improvvisamente nell’occhio del ciclone? Ma soprattutto: cosa lo ha spinto ad esprimere con tanta schiettezza il proprio pensiero, finendo per farsi così tanti nemici (e anche tanti estimatori?).

Pro Vita & Famiglia lo ha intervistato, raccogliendo delle affermazioni tutt’altro che banali.

  • Generale Vannacci, cosa l’ha spinta a scrivere un libro così politicamente scorretto e “divisivo”?

«L’ho iniziato scrivere grossomodo da gennaio, senza avere una motivazione specifica, seguendo alcune tematiche, in particolare quelle legate all’energia e all’ambientalismo. Spesso e volentieri, mi sono trovato di fronte a talk show e a trasmissioni tv, dove si esprimevano opinioni che mi facevano saltare sulla sedia. Mi sono messo allora ad appuntare le mie idee quasi come fossero degli articoli, che, al limite, avrei potuto pubblicare su qualche sito internet o su qualche rivista. Con l’andar del tempo ci ho preso quasi gusto e, nei ritagli di tempo, ho scritto sempre di più, fino al momento in cui mi sono detto: perché non pubblicare un libro? Senonché, a giugno il libro l’ho concluso e, contravvenendo tutti i consigli che ricevevo, non l’ho sottoposto ad alcun correttore di bozze. Quando poi, il 10 agosto, il libro è uscito, mi sarei accontentato di venderne intorno alle 500 copie, grazie a parenti, amici e gente che conosco. Qualcuno, evidentemente, ha voluto sfruttare questa opportunità per farne il caso dell’anno. Quel qualcuno, però, non sono io».

 

  • A suo avviso, quali sono i passaggi del suo volume che hanno suscitato più irritazione in certi ambienti?

«Le frasi più contestate sono quelle decontestualizzate, che sono state usate come cavallo di Troia per cercare di screditarmi, farmi diventare l’orco della situazione, il mostro d’Italia. Sono le frasi che toccano i nervi scoperti della nostra società, del politicamente corretto, quelle riferite alla comunità Lgbtq, che conferma essere un settore privilegiato e assolutamente protetto della nostra società. Chissà perché avviene questo, visto che, anche giudicando dalle statistiche, in Italia l’omofobia è uno dei reati più rari. Ciò vuol dire che ci sono un paio di ordini di grandezza se non di più, rispetto ai reati contro l’infanzia o contro le persone di una certa età. Mi chiedo perché la categoria degli Lgbtq debba essere protetta visto che non è sottoposta ad una minaccia, quantomeno secondo i numeri a nostra disposizione. Inoltre, sono state attaccate tutte le mie considerazioni sulle società multiculturali e multietniche, dalle quali, peraltro, non traspare alcun riferimento né al razzismo, né alla xenofobia.

Si tratta soltanto di mie considerazioni personali che possono essere condivisibili o meno.

Sono un conservatore? Probabile. Mi riferisco a valori del passato? Probabile. Non credo, però, che questi atteggiamenti possano essere censurabili. Potrebbero non riscuotere la condivisione di molti ma non ho mai cercato di fare proselitismo. Ho esposto la mia opinione, che potrà essere accettata o no. Però non ho mai offeso nessuno e questo lo rivendico. A chiunque dica che io sono stato offensivo o lesivo della dignità altrui, lo sfido a dimostrarlo, ma non nei talk show televisivi. È previsto il reato di calunnia e di lesione della dignità. Allora questa questione dovremmo sviscerarla da qualche altra parte, non certo in tv. Io sono sicuro di non aver leso la dignità di nessuno, non ho usato vocaboli offensivi, né ho usato offese propriamente dette. Se qualcuno si è sentito offeso, è un problema suo perché ha dato un’interpretazione personale a quella che un’offesa non era».

  • In Italia c’è un problema di libertà di espressione?

«La libertà di pensiero è garantita dalla Costituzione. Ci mancherebbe che qualcuno non possa esprimere quello che pensa, purché rimanendo nel perimetro della legge, senza offendere nessuno e senza ledere la dignità di alcuno, cosa che io non ho mai fatto. C’è qualche pensatore, che ha espresso anche delle proprie considerazioni a riguardo. Mi riferisco a uno scrittore o intellettuale (non saprei come definirlo…), Andrea Scanzi, che, in un suo video dal titolo Il generale Vannacci è stato destituito: le mie considerazioni, dice pressappoco così: “Ci sono delle persone che dicono cose irricevibili e poi dicono che la Costituzione consente loro la libertà di espressione. Non è vero niente”. Scanzi poi aggiunge: “La libertà d’informazione cessa al momento in cui tu violi la realtà, la verità, la legge e la libertà altrui. Se tu dici le cose che ha detto Vannacci, tu sei oltre la legge”.

Prima considerazione: che io sappia, le leggi limitano le azioni. Non ho mai sentito parlare di leggi che limitano il pensiero, se non nelle dittature.

Secondariamente mi domando chi è che possa decidere se quanto viene detto da una persona è ricevibile o non ricevibile. Lo giudica Scanzi se è ricevibile o no? Lo giudica il ministero della Verità di orwelliana memoria? Lo fa un tribunale delle intenzioni e delle opinioni? Ce la spieghi Scanzi questa sua opinione che, francamente, a me ricorda delle posizioni molto autoritarie e molto dittatoriali».

«Io ringrazio tantissimo la vostra onlus, perché fa qualcosa a mia tutela e a mia difesa. Ringrazio anche tutti quelli che mi sostengono. In questi giorni sono in vacanza in una località piuttosto isolata. Quando sono in giro, incontro tantissime persone che mi vedono, poi mi osservano meglio e mi chiedono: “Ma lei è il generale Vannacci?”. Io dico: “Sì, sono io”. Mi stringono la mano, mi dicono che ho dato voce a un sentimento che prima era soppresso… Non me lo sarei aspettato. Ringrazio tutte le persone che mi stanno supportando e le dico che ho già ricevuto più di un migliaio di mail al contatto che ho messo in calce al libro. Chiedo scusa per non essere stato in grado di rispondere, però ringrazio tutti dal profondo del cuore. Non voglio ergermi a paladino della battaglia per la libertà d’espressione. Non ho scritto il libro per questo. Se però qualcuno mi porterà a dover diventare il paladino di questa battaglia, io lo farò: sul campo di battaglia, una certa esperienza ce l’ho. Se volete coinvolgermi in questa manovra strategica, non mi sottrarrò. Però non è il mio scopo, né il mio obiettivo».

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