01/09/2021 di Luca Marcolivio

ESCLUSIVA - Sottosegretario Sasso: «Tamponi salivari a tutte le scuole d’Italia»

Circa un miliardo e mezzo di euro per un rientro a scuola in sicurezza. Una cifra di cui l’onorevole Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, va particolarmente fiero. L’obiettivo è tornare saldamente alla didattica in presenza senza più interruzioni: le aspettative delle famiglie italiane vanno tutte in questa direzione. Rimane aperta, però, la questione del Green Pass in ambito scolastico: come confermato dal sottosegretario Sasso a Pro Vita & Famiglia, l’obiettivo è quello di estendere su scala nazionale l’uso dei tamponi salivari, in modo da conciliare pienamente il diritto alla salute con quello all’istruzione.

 

Onorevole Sasso, a fine luglio nella nostra precedente intervista, lei aveva accennato alla necessità di riprendere appieno la didattica in presenza: a che punto è il Ministero dell’Istruzione nell’organizzazione del rientro a scuola?

«Siamo quotidianamente al lavoro per far sì che quello che sta per iniziare possa essere un anno scolastico totalmente in presenza, senza interruzioni. Le criticità non mancano, certo, ma lo sforzo che si sta facendo non ha precedenti: le somme stanziate dal ministero dell’Istruzione per una ripartenza in sicurezza sono davvero notevoli. Cito solo le ultime: 350 milioni direttamente alle scuole per acquistare dispositivi di aerazione, ventilazione meccanica e sanificazione, potenziare l’offerta rivolta agli studenti disabili o con bisogni educativi speciali, procedere a interventi di contrasto della dispersione scolastica, dotarsi di materiale per il monitoraggio e il tracciamento del virus; 270 milioni agli enti locali per gli interventi di edilizia leggera e per affittare locali al fine di evitare il sovraffollamento nelle classi. Senza dimenticare i 400 milioni per l’organico Covid o i 500 milioni agli enti locali per il trasporto pubblico. Bisogna anche ricordare che l’attuale Governo si è insediato a febbraio: se anche l’esecutivo precedente si fosse mosso su questa linea, oggi avremmo una situazione ancora più favorevole».

In Francia si è fatta marcia indietro sul Green Pass a scuola; in Italia, in questo ambito, ci sono molte più resistenze. Nel governo, che tipo di accordo si sta profilando tra le forze politiche?

«In un Governo di unità nazionale è normale che possano esserci sensibilità diametralmente opposte su certi temi. Ero e rimango contrario all’applicazione del Green Pass per il personale scolastico, che ha dimostrato enorme senso di responsabilità aderendo in massa alla campagna vaccinale. Gli ultimi dati ci dicono che siamo ben oltre il 90% di copertura: considerando anche i guariti dal Covid e le persone che per fragilità o situazioni particolari non possono immunizzarsi, possiamo affermare che, nella scuola italiana, i no vax per ideologia sono davvero pochi. In ogni caso, il decreto del 6 agosto deve passare al vaglio del Parlamento e la Lega è impegnata a trovare soluzioni per migliorare il testo. Bisogna il più possibile armonizzare tutela della salute pubblica e rispetto delle libertà personali».

Tamponi salivari a prezzi calmierati: mesi fa, lei stesso aveva suggerito di percorrere questa strada. La proposta è ancora praticabile?

«Sui tamponi salivari posso rivendicare una buona dose di lungimiranza sia personale che della Lega. Siamo stati noi a spingere affinché l’Istituto Superiore di Sanità prima li validasse e poi li inserisse in un programma di monitoraggio e tracciamento: abbiamo ottenuto entrambe le cose, anche se al momento è previsto un utilizzo solo su alcune cosiddette “scuole sentinella”. Spingeremo per un’applicazione a tappeto su base nazionale del protocollo, così come programmato da Lombardia, Veneto e Marche. Non a caso, me lo lasci dire, tutte Regioni governate dal centrodestra e a marcata trazione leghista. I tamponi salivari non sostituiscono i vaccini, sia chiaro, ma possono costituire un supporto preziosissimo. Soprattutto considerando la necessità di scovare gli asintomatici in un ambiente, quello scolastico, in cui l’intera popolazione sotto i 12 anni non ha potuto vaccinarsi».

Le famiglie più povere sono quelle che hanno sofferto di più durante i mesi di pandemia e di didattica a distanza. L’abbandono scolastico in questa fase ha conosciuto una netta e preoccupante ascesa. Oltre alla didattica in presenza, cosa va recuperato affinché certi errori del passato non si ripetano più?

«Come sempre accade nei periodi di crisi, il conto più salato sotto il profilo materiale e umano lo pagano i territori più disagiati, le realtà sociali e familiari più fragili. In molti casi le scuole rappresentano un presidio irrinunciabile, un’oasi di serenità e sicurezza in contesti difficili e complessi. Anche per questo, abbiamo fortemente voluto che gli istituti rimanessero aperti in estate: non solo per dare modo agli studenti di recuperare eventuali carenze didattiche prodotte da un anno e mezzo di pandemia, ma per far ritrovare ai ragazzi fondamentali momenti di socialità e andare incontro a quelle famiglie che non possono permettersi una vacanza o un periodo di villeggiatura. La scuola non ha solo una funzione educativa e culturale, ma si caratterizza per una centralità fondamentale a livello sociale e di comunità. Ci vogliono, però, anche i mezzi finanziari per supportare le donne e gli uomini che svolgono quotidianamente questa missione: li abbiamo, ne avremo di ulteriori grazie al PNRR e, a differenza di quanto accaduto nel recente passato, li stiamo utilizzando per investimenti concreti e utili».

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