15/01/2021 di Luca Marcolivio

ESCLUSIVA – Le parole dell’assessore Giorgia Latini dopo le minacce

Gli insulti contro di lei sono stati terribili ma Giorgia Latini non si lascia prendere da alcuna collera. E rilancia la sua proposta di un ordine del giorno per il sostegno alla maternità nella sua Regione. La posizione dell’assessore alle Pari Opportunità delle Marche è tutt’altro che fondamentalista o oltranzista: semplicemente difendeva il diritto delle donne che scelgono di portare avanti una gravidanza difficile (in particolar modo per ragioni economiche) ad essere aiutate dalle istituzioni.

Un messaggio costruttivo ma accolto malissimo da una certa sinistra radicale. Fino all’apparizione di un anonimo cartello minatorio simbolicamente apposto davanti all’ingresso del consultorio di Macerata: «La storia ce lo insegna, andiamo a bruciarli casa». Dopo averle espresso solidarietà, Pro Vita & Famiglia ha intervistato l’assessore Latini, la quale non cede alle provocazioni e insiste nel suo programma pro family che dovrebbe orientare l’intero lavoro dell’attuale giunta di centrodestra.

 

Assessore, negli ultimi giorni gli haters si sono nuovamente scatenati: perché, secondo lei, le sue dichiarazioni hanno dato così fastidio?

«Il mio era, e rimane, un messaggio positivo che purtroppo viene strumentalizzato da una certa parte politica. Non ho proprio idea del perché dia tanto fastidio, soprattutto perché non mi sono mai espressa contro nessun tipo di libertà. Non mi aspetto mai reazioni violente, poiché non è il mio modo di agire, piuttosto prediligo sempre il rispetto, seppure nelle reciproche opinioni e nel confronto democratico».

Intende rispondere a chi l’ha attaccata o preferisce rispondere con i fatti?

«Non intendo rispondere e non penso nemmeno di sporgere denuncia, queste azioni si commentano da sole. A chi mi ha minacciata rivolgo la mia preghiera, affinché certi sentimenti di odio possano trasformarsi in leale dialettica».

Ci può illustrare la sua proposta di ordine del giorno sulla Ru486?

«La proposta è quella di applicare la Legge 194 nel suo senso originario, con l’individuazione di un percorso che inserisca la donna in un contesto assistenziale, con diverse opzioni, in una vera condizione di libertà. Il primo articolo della legge 194 “riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Le istituzioni devono intervenire sostenendo le donne in questa scelta difficile seppure nella totale libertà di ciascuno».

In generale, quali misure concrete per la vita nascente sta mettendo in campo il suo assessorato?

«C’è bisogno di un piano strutturale a sostegno delle famiglie, per le mamme, per i papà e per i figli. Vorrei lavorare con la giunta per valutare la possibilità di misure specifiche, come ad esempio un sostegno economico, nonché legislativo, che sostenga la natalità e, perché no, possa permettere alle famiglie di poter accudire i propri bambini e far sì che questo trend negativo possa tornare ad essere positivo. Ne va del nostro futuro».  

Lei ha insistito più volte sul problema del declino demografico: ritiene che l’aborto sia la principale causa del crollo della natalità?

«No, assolutamente. C’è un dato di fatto che va evidenziato: nel corso del 2019 ci sono state 1450 interruzioni volontarie di gravidanza, rispetto alle 1537 del 2018. Abbiamo uno tra i più bassi tassi di aborto volontario in Italia. Questo dato è drammaticamente importante, a mio avviso. Dobbiamo tutti riflettere su questi numeri visto che il nostro Paese sta invecchiando. Ritengo che le istituzioni nazionali ed europee debbano fare tutto il possibile affinché questo non accada, qualora l’aborto sia legato a criticità socio-economiche».

 

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