27/09/2019

ESCLUSIVA - Cosa scriveva la senatrice Maiorino, quella del nuovo ddl contro l’omotransfobia

La nuova maggioranza di governo non sta davvero perdendo tempo. Liberi dai vincoli del “contratto di governo” gialloverde, in cui l’alleanza con la Lega scongiurava momentaneamente una deriva etica, oggi i 5S rivelano il loro vero volto: ultraradicale, nichilista, anti-vita. È di ieri il deposito in Senato del nuovo ddl contro l’omotransfobia, a firma della senatrice pentastellata Alessandra Maiorino, che riprende e aggiorna le istanze del vecchio ddl Scalfarotto, affossato durante la scorsa legislatura. Una novità accolta con giubilo dall’Arcigay e con concrete possibilità di approvazione in un Parlamento più che mai sbilanciato verso le posizioni “arcobaleno”.

Ma chi è la senatrice Maiorino, prima firmataria di questo progetto di legge, che rischia seriamente di mettere a repentaglio la libertà di espressione? Le biografie ufficiali in rete, a partire da Wikipedia, rilevano che la 45enne parlamentare romana, eletta per la prima volta nelle file del Movimento 5 Stelle, il 4 marzo 2018, nel collegio plurinominale Lazio – 02 del Senato, è laureata in lettere classiche e ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento nel 2012, insegnando anche in Germania e in Qatar. Negli anni precedenti ha collaborato con il webmagazine Cronache Laiche, in cui – inutile dirlo – il bersaglio numero uno era sempre la Chiesa Cattolica, accusata di tutti i mali del mondo, dalla sessuofobia alla pedofilia.

Durante questo primo scorcio di legislatura, la senatrice Maiorino ha concentrato quasi tutti i suoi sforzi sui diritti civili: è infatti membro della Commissione Straordinaria di inchiesta sul femminicidio. Alla fine del 2018, spalleggiata dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, la Maiorino era stata tra i più accesi avversari della prima campagna congiunta di Pro Vita e Generazione Famiglia, che recava lo slogan Due uomini non fanno una madre, recante l’immagine di un bambino in lacrime affiancato da due uomini.

Se si va a curiosare sull’attività social di Alessandra Maiorino, comunque, si scopre una piuttosto certa “coerenza” con il profilo radical-nichilista della parlamentare. Alla fine del 2008, quando il fenomeno Facebook era ai suoi albori in Italia, la futura senatrice avrebbe postato almeno quattro volte su un gruppo dal nome inequivocabile: Non è mancanza di rispetto. Io le bestemmie le uso come intercalare. In tutte e quattro le occasioni (CLICCA QUI: 1234) è proprio la Maiorino, quella del ddl sull’omotransfobia, che si sarebbe prestata ad espressioni blasfeme e fortemente offensive nei confronti della religiosità popolare? La bestemmia nei luoghi pubblici, socialnetwork compresi, è punibile con un’ammenda dai 51 ai 309 euro da quanto ne sappiamo, sarebbe proprio da verificare, e poi le politiche di Facebook non erano contro le discriminazioni? E i cattolici e quello in cui credono non andrebbero protetti? Ciononostante, quel gruppo non è mai stato censurato.

Qualunque cittadino, a maggior ragione un senatore della Repubblica, dovrebbe conoscere le leggi, compresa l’illiceità della bestemmia ma, a quanto pare, la Maiorino – ammesso e non concesso che quel profilo sia un fake come altamente speriamo che sia – non ha mai provveduto a cancellare quei commenti offensivi. Attendiamo fiduciosi le scuse o, quantomeno, delle spiegazioni e una presa di distanza da parte della senatrice pentastellata…

 

di Luca Marcolivio

 

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