12/02/2021 di Manuela Antonacci

Ecco cosa è realmente successo al Giulio Cesare e perché è stato travolto dalle polemiche

E’ in corso una vera e propria rivolta, in questi giorni, al Giulio Cesare di Roma, contro la preside, Paola Senesi, “rea” di aver respinto la proposta di alcune sigle di associazioni studentesche, su argomenti come l’interruzione di gravidanza, il gender e l’occupazione fascista dei Balcani, da tenere durante la settimana di autogestione.

Addirittura quaranta docenti hanno sottoscritto una lettera contro la dirigente scolastica, lamentando che la decisione sia stata presa, prima che avessero la possibilità di visionare la proposta. A detta degli studenti, promotori dell’iniziativa, le motivazioni addotte al rifiuto, sarebbero “assurde”: la preside avrebbe risposto loro che un corso sull'aborto potrebbe "istigare le persone ad abortire" e quello sull'identità di genere sarebbe irrealizzabile perché "l'identità di genere non esiste". Per quanto riguarda la questione dei Balcani, "in questo caso ci è stato detto che ‘non sarebbe stato svolto secondo un punto di vista oggettivo”.

Certo è che proporre una visione su argomenti delicati ed eticamente sensibili come aborto e identità di genere, che sia veramente rispettosa delle varie sensibilità e dei vari punti di vista, risulta veramente difficile e poco credibile. Più volte abbiamo sottolineato come, riguardo certi ambiti e certe tematiche, è davvero improbabile che si riesca a fornire una visione così totalmente onnicomprensiva di tutte le concezioni su tali argomenti, da risultare largamente condivisa. Inevitabilmente il discorso tenderà a prendere un taglio ideologico e ci sarà sempre qualche sensibilità che si sentirà urtata, per le ragioni più disparate.

Evidentemente è proprio questo, che la preside ha voluto evitare e prevenire e cioè che qualche alunno e qualche genitore (magari più di uno sicuramente!) si veda imposta una visione su argomenti così importanti, senza la possibilità nemmeno di usufruire di un contraddittorio. Infatti, in queste ore, a fronte delle barricate innalzate contro la preside da insegnanti e studenti (in nome di una libertà di pensiero tanto rivendicata, ma evidentemente messa poco in atto) tanti genitori stanno esprimendo sostegno e apprezzamento nei confronti della decisione della dirigente scolastica.

E in una nota rilanciata dall’agenzia Sir, Alberto Gambino, giurista e presidente dell’associazione Scienza & Vita, e Alessandro Benedetti, presidente del Comitato civico per Roma, ci hanno tenuto a sottolineare che «È grazie a questa posizione che finalmente tantissimi genitori possono avere voce, in piena conformità a quanto stabilito dalle Linee guida del ministero dell’Istruzione, introdotte da Valeria Fedeli, in cui si stabilisce a chiare lettere che le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio abbiano il consenso dei genitori. È dunque quantomeno mal posta la lettera che altri docenti della scuola avrebbero scritto alla preside stessa per stigmatizzarne l’operato, in quanto non appartiene al corpo docente il potere di decidere a colpi di maggioranza temi che proprio per la loro sensibilità riguardano le famiglie, finendosi altrimenti per sindacalizzare, in modo ideologico, le decisioni sulla formazione dei figli, con l’estromissione dei principali protagonisti di tale proposta educativa che, per dettato costituzionale, sono innanzitutto le famiglie e i genitori, rispetto ai quali la scuola, nell’organizzare i contenuti formativi non curricolari, deve tenerne necessariamente conto».

E proprio la preside, accusata di oscurantismo e di aver assunto un atteggiamento censorio e autoritario, ha deciso di non interrompere il filo del dialogo con i suoi studenti. E’ infatti, in agenda un incontro per incontrarli e chiarire la questione.

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