19/02/2022 di Luca Volontè

Ecco come, in silenzio, l’Europa vuole promuovere la genitorialità per chiunque

La Commissione europea sto cercando ogni modo per imporre a tutti i Paesi delle regole omogenee affinché il riconoscimento della paternità e maternità si traduca in un riconoscimento dei legami familiari per tutti, “famiglie” Lgbt incluse. Un’ipotesi che per, fortunatamente, ha creato non pochi malumori.

I ministri della giustizia europei si sono incontrati a inizio febbraio e hanno discusso proprio della proposta per riconoscere lo status di genitore stabilito in un Paese membro anche negli altri Paesi dell’Unione. Secondo l'iniziativa, infatti, i legami di parentela stabiliti in un paese dell'UE sarebbero poi riconosciuti in tutti gli stati membri e con essi, ovviamente, lo status ‘familiare’ oltre che i legami parentali tra uno o più genitori o membri della coppia ed il loro figlio o bambino, dunque anche se surrogato.

Le regole di paternità/maternità e di riconoscimento, più in generale il diritto famigliare, sono invece attualmente di competenza degli Stati membri e variano significativamente tra i 27 Paesi europei. "Non abbiamo intenzione di cambiare le competenze su questa materia", ha detto il commissario per la giustizia Didier Reynders ai giornalisti dopo il consiglio informale tra i ministri. Lo ha dovuto affermare anche perché non è possibile che la Commissione con una decisione propria cambi le competenze stabilite da un Trattato. Nonostante ciò la stessa Commissione pretende che i paesi della Unione cambino e, di fatto, cedano, la propria competenza alle istanze del mondo LGBTI. "Chiediamo agli stati membri di avere come preoccupazione l'interesse del bambino", ha detto il Commissario alla giustizia, pensando che calcando la mano sui diritti dei bambini i 27 paesi si sarebbero accodati alla sua richiesta.

Non è stato fortunatamente così e, mentre Irlanda e Finlandia si sono mostrate entusiaste, la Slovenia, è stata molto più cauta. La Slovacchia si è detta ancora incerta, mentre paesi come l'Ungheria e la Polonia hanno già dichiarato la propria indisponibilità e proprio per l’interesse supremo di ogni bambino di avere e crescere con una mamma ed un papà biologici.

La Polonia, per esempio, si sta opponendo all'iniziativa perché violerebbe la Costituzione del paese, introducendo la possibilità per una coppia omosessuale di avere dei figli, mentre in generale il riconoscimento legale come genitore per un membro di una coppia omosessuale è rifiutato in almeno 11 paesi dell’Unione.

La lobby LGBTI però, lo sappiamo, non cederà facilmente e alcune associazioni acrboaleno hanno già difeso la proposta che “aiuterebbe le famiglie arcobaleno a mantenere i loro diritti di genitori quando si trasferiscono in paesi che non permettono il matrimonio tra persone dello stesso sesso”, come ha detto Björn Sieverding della Rete delle associazioni europee delle famiglie LGBTIQ*.

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