12/09/2017

Divorzio gay: fatto il matrimonio, rotto l’incanto

Fino ad ora abbiamo parlato di “matrimonio gay” (in maniera impropria, dal momento che il matrimonio in quanto tale è solo quello tra un uomo e una donna), ora dobbiamo cominciare a parlare di “divorzio gay”. La questione è abbastanza semplice, almeno per coloro che remano contro la famiglia naturale: se ci si può sposare, si può divorziare; e se il divorzio “etero” esiste dal 1974 in Italia, il divorzio “gay” esiste da un anno e qualcosa, ossia da quando le unioni civli sono divenute legge anche nel Bel Paese.

Matrimonio gay e divorzio gay, quindi. E sorprende poco che gli attori dell’uno e dell’altro siano sempre gli stessi: il giornalista dell’Internazionale Claudio Rossi Marcelli e il “marito” (sic!) Manlio erano stati una coppia simbolo per l’approvazione delle unioni civili in Italia e ora sono una delle prime coppie ad accedere al divorzio gay.

Dal matrimonio al divorzio: sei anni e tre figli dopo

«Claudio e Manlio oggi sposi a Ginevra», si poteva leggere il 15 luglio del 2011.

«Claudio e Manlio oggi separati a Copenaghen», si può leggere nel settembre del 2017.

Sei anni di unione: e pensare che si dice che la crisi matrimoniale solitamente arrivi nel corso del settimo anno...

hanno girato per diversi Stati, fino ad approdare nella democratica Danimarca («[...] abbiamo deciso di restare in Danimarca perché qui i diritti dei gay sono più tutelati», dichiarava Claudio a Donna Moderna non molto tempo fa).

Tre figli a carico, due gemelle e un bambino, che messi assieme non raggiungono nemmeno i trent’anni di età. Tutti e tre nati dalla stessa mamma californiana e poi strappati dalle sue braccia per essere cresciuti tra la Svizzera e la Danimarca dai loro “due papà”. Tre bimbi anche voluti e amati, forse (che vuol dire amare?), ma sempre con il termometro del sentimentalismo e sotto le lenti dell’ideologia omosessualista. Per capirlo è sufficiente leggere la risposta “spiritosissima” data dal giornalista Rossi Marcelli a un lettore che gli chiedeva quale fosse stato il cambiamento più grande in seguito all’arrivo di un figlio: «[...] la cacca. L’arrivo di un bambino cambierà il tuo rapporto con le feci in un modo che prima è difficile immaginare». Una risposta di ..., che speriamo i tre piccoli bimbi non leggano mai.

Ad ogni modo, fine della storia: The end. E pensare che la coppia stava insieme da vent’anni, era ormai rodata... ma, si sa, “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Già.

Divorzio gay. Tutti contenti e pronti per una nuova avventura?

«Oh, adesso però non iniziamo con la solita tiritera tradizionalista sul fatto che il matrimonio è indissolubile...», penserà qualcuno. Assolutamente no. L’unione tra Claudio e Manlio non era matrimonio, quindi il fatto che si siano separati potrebbe portare in sé dei risvolti positivi: chissà, magari si convincono a dare vita a una famiglia vera, con una donna...

In tutto questo c’è però un “ma”, e neanche piccolo: nel giocare al “matrimonio per tutti” ci sono andati di mezzo tre bambini (e una donna: la loro mamma). Tre piccoli innocenti che sono stati cullati nel grembo di una donna dalla quale sono poi stati strappati appena nati. Tre bambini che non hanno potuto abbandonarsi al suono di quel battito cardiaco che per nove mesi li aveva accompagnati; che non hanno potuto ascoltare le ninna nanne cantate da quella voce femminile divenuta oramai familiare; che non hanno potuto bere quel latte con i gusti ai quali ormai si erano abituati; che non hanno potuto godere del calore materno e delle cure che solo una donna sa dare a un neonato e a un bambino nei primi anni di età...

E, ancora, tre bambini che non hanno potuto sperimentare la differenza tra papà e mamma che così tanto serve ai piccoli per definire la propria identità sessuata e che così tanto insegna sul mondo e sulle relazioni. Tre piccoli che cresciuti in un ambiente maschile, che sono stati educati in un contesto dove il relativismo regna sovrano e che sono stati sballottati da una parte all’altra del mondo. «Lo impone il progresso, bimbi», «noi siamo vittime di un mondo omofobo», si saranno sentiti ripetere quale giustificazione al caos attorno – e forse dentro – a loro.

Questa storia lascia tre bambini orfani, vittime innocenti di un mondo che di gaio non ha nulla. E poco importa se Claudio e Manlio hanno «deciso di continuare da amici. E da co-genitori. Anche se io e lui non siamo più una coppia noi cinque restiamo a tutti gli effetti una famiglia». La sofferenza di questi tre piccolini non si sanerà facilmente.

Mi raccomando, eh: divorzio gay per tutti perché «Love is love»... ma finché dura.

Teresa Moro

Fonte: Il Corriere della Sera

Fonte per la foto: Il Giornale


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