24/08/2020

Dalla parte della Polonia, accusata ingiustamente di aver leso diritti umani

I cittadini polacchi hanno il diritto di proteggere il matrimonio, la famiglia e i bambini senza interferenze da parte delle organizzazioni internazionali
La Civil Society for the Family è una coalizione che rappresenta oltre duecento organizzazioni dedite alla protezione della famiglia e alla promozione della dignità umana a livello internazionale. La piattaforma ufficiale della coalizione può essere trovata sul sito web www.civilsocietyforthefamily.org
 
Con una Dichiarazione pubblicata il 22 agosto 2020, la Civil Society chiede all'Unione europea, e all'Alto Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, signora Dunja Mijatović, e ad altre istituzione rivolte alla tutela dei diritti umani, di ritirare le  sanzioni e le accuse  contro le autorità polacche. Esortano i destinatari della loro missiva  a essere più cauti prima di abbracciare false narrazioni politicamente motivate. Non c'è niente di peggio per la protezione e il progresso dei diritti umani che la politicizzazione ideologica e il "doppio-pesismo".
 
Decine di comuni in tutta la Polonia hanno adottato democraticamente risoluzioni politiche contro la diffusione pubblica di informazioni esplicite a carattere sessuale (a volte denominate "propaganda LGBT"). Questo tipo di propaganda viola la legge polacca, mina la natura del matrimonio e della famiglia ed è dannosa per la salute psicofisica dei minori.
 
L'Unione europea ha stigmatizzato le risoluzioni dei suddetti comuni, rifiutando loro l'accesso ai programmi dell'UE.
 
L'ostilità politica contro la Polonia  è tale che i funzionari europei per i diritti umani alleati con gruppi di attivisti Lgbt hanno demonizzando ingiustamente anche le autorità polacche nel caso dell'arresto di Michał Sz. Questi è stato giudicato da un tribunale regolare e indipendente e i video addotti come prova dell'accusa hanno dimostrato che ha assaltato e danneggiato un furgoncino di una associazione prolife in mezzo a un gruppo di facinorosi. Sz. ha anche preso a pugni e calci il conducente del furgoncino, lo ha  gettato a terra e gli ha rubato il telefono. L'uomo ha riportato ferite a seguito dell'aggressione. Quando è stato arrestato,  Michał Sz. ha affermato che si chiamava "Margot" e che era transgender.
I suoi complici e sostenitori  hanno aggredito violentemente gli agenti di polizia che lo stavano scortando in una struttura di detenzione. Di conseguenza, anche cinque di loro sono ora soggetti a procedimenti legali.
 
L'interferenza internazionale da parte di organizzazioni e funzionari per i diritti umani in questo caso è un'ulteriore prova dell'ostilità politica ingiustificata contro la Polonia e della mancanza di trasparenza in base alla quale operano i meccanismi di difesa dei diritti umani. Infatti, di fronte alle proteste pacifiche represse con la violenza in Spagna e Francia,  i funzionari dell'UE e i meccanismi europei per i diritti umani sono rimasti in silenzio.
 
Ma in ultima analisi non c'è motivo per cui le istituzioni internazionali interferiscano in affari interni della nazione polacca.
 
Le sanzioni imposte dall'Unione Europea ai Comuni polacchi sono ingiuste e non hanno alcun fondamento giuridico.
 
La Polonia è stata presa di mira dall'Alto Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, signora Dunja Mijatović, che ha invitato le autorità polacche a rilasciare il signor Michał Sz, senza neanche provare a comunicare con le autorità polacche per capire come si erano svolti i fatti.  Si è affidata esclusivamente alle informazioni  ricevute da terzi esponenti di gruppi sedicenti  "per i diritti umani" la cui neutralità e obiettività è tutta da dimostrare.
 
Stefano Gennarini
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