12/07/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO – Il Messico apre alla marijuana, ma la popolazione è contraria

Progressisti e conservatori stanno conducendo una lunga battaglia sulla legalizzazione o meno della marijuana in Messico. La scorsa settimana, la Corte Suprema del Messico ha deciso (con otto voti a favore e tre contrari) che il divieto dell'uso ricreativo della marijuana è incostituzionale e si è chiesto al Congresso di tradurre la sentenza in legge.

La scorsa primavera, la maggioranza dei parlamentari era riuscita a bloccare la legge per legalizzare la marijuana. Dopo la Sentenza di lunedì, invece, i cittadini possono richiedere un permesso per il consumo di marijuana alla Commissione federale per la protezione contro i rischi della salute (Cofepris). Tuttavia, la legge messicana vieta ancora la coltivazione, il commercio e il possesso di più di cinque grammi di marijuana. La droga, quindi, rimane in una zona grigia. L'opinione pubblica messicana è divisa sulla legalizzazione.

Un sondaggio del giornale messicano ‘El Financiero’, pubblicato in aprile, aveva reso atto che solo  una flebile maggioranza di messicani sostiene la legalizzazione. Dopo la sentenza della Corte Suprema, l'onere di agire sarà di nuovo nelle mani del Congresso. L’idea che la legalizzazione del consumo della marijuana possa portare alla fine della guerra (permanente) tra i produttori e i cartelli della droga messicani è infondata. La droga fa sempre male e sempre provoca morte. Non  a caso la Conferenza Episcopale Messicana si è detta molto preoccupata dalla decisione della Corte Suprema e dalla possibile legalizzazione.

Nel comunicato ufficiale si legge: «Il fumo e l'alcolismo continuano a causare problemi e ora siamo di fronte al pericolo di affrontarne uno in più, cadere nelle grinfie di quella vecchia e "nuova forma di schiavitù" che sono le droghe. Vediamo anche che questa decisione, lungi dal cercare il bene comune, propizierà un male comune e non affronta i danni alla salute derivanti dal crescente consumo di marijuana, non affronta gli effetti sulle famiglie da parte dei giovani che usano droghe, né contribuisce a inibire e ridurre l'esposizione alle sostanze stupefacenti. Come Chiesa – hanno scritto i vescovi - non siamo d'accordo con l'uso indiscriminato della sostanza senza indicazione, così come non siamo d'accordo con l'uso di antibiotici senza indicazione medica».

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