10/02/2014

Convegno su famiglia naturale, legge sull’omofobia e libertà di parola

Si è tenuto, presso il salone dell’istituto Testasecca, organizzato dal Comitato “Si alla famiglia” e dall’Alleanza Evangelica Italiana, un affollatissimo incontro sul tema “E se fosse una delle ultime volte che possiamo parlare di certe cose liberamente ? Legge sull’omofobia e libertà di parola. Si possono conciliare?”. Presentati e introdotti dal Prof. Nazzareno Ulfo di Caltanissetta, pastore della Chiesa Cristiana Evangelica “Sola Grazia”, sono intervenuti con una serie di applauditissimi interventi l’ Ing. Matteo Caruso (Comitato Si alla Famiglia della Sicilia), il Prof. Leonardo De Chirico (Alleanza Evangelica Italiana), Prof.ssa Nazzarena Condemi (Associazione Bney Efraim), Giuseppe Scaringella (presidente Missione “Cristo Regna” ), Giuseppe Cantello (Porte Aperte Italia), On. Alessandro Pagano che da parlamentare nazionale si è opposto con forza e determinazione al disegno di legge che porta il nome dell’On. Scalfarotto e che su questo tema è già stato a parlare in tante città italiane da Milano a Ferrara, da Torino mentre il 23 febbraio sarà a Lecce. Interventi che hanno impreziosito il dibattito sono stati quelli dell’On. Sandro Oliveri del “Cristiani per la Nazione” di Palermo, di Diego Torre, in rappresentanza del Forum Vita Famiglia Educazione, dell’avv. Ivan Caradonna di Comiso.
E’ stato sottolineato unanimemente come ormai la guerra sul tema omosessualità e ideologia del gender sia scoppiata e la realtà delle cose sia sotto gli occhi di tutti. Sono state ricordati come esempi l’incriminazione avvenuta qualche ora prima del convegno dell’arcivescovo emerito di Pamplona, mons. Fernando Sebastián Aguilar (84 anni) e nelle ultime settimane di tanti pastori evangelici che nel mondo dove sono in vigore leggi come quella che si vorrebbe in Italia, sono stati arrestati, per il solo fatto di aver letto pubblicamente la Bibbia nei passi che riguardano il matrimonio e la famiglia. Ormai – è stato ricordato da tutti – nel mondo occidentale sono state approvate, o lo stanno per diventare, leggi sull’omofobia, unioni civili e matrimoni omosessuali, mentre viene insegnata nelle scuole l’ideologia gender e scompaiono i termini padre e madre, troppo superati dal “senso della storia“.

In molti ancora stentano a rendersi conto che siamo di fronte a una rivoluzione antropologica epocale. Ci siamo incontrati, è stato ricordato, per proporre a tutti un sì alla famiglia e a tutto quanto la promuove o la rafforza, e un sì anche all’accoglienza nella società e nelle comunità religiose – con rispetto – delle persone omosessuali, ma insieme un no al «matrimonio» e alle adozioni omosessuali, all’introduzione della cosiddetta ideologia di genere nelle scuole, e a una legge sull’omofobia la quale, introducendo un reato di opinione che rischia di mandare in prigione chi esprime con pacatezza idee contrarie ai «poteri forti» e alle lobby dominanti, ferisce gravemente la libertà di espressione. Non stiamo mettendo insieme cose diverse. Se avessimo avuto dei dubbi, ce li ha tolti l’intervista a L’Espresso del 26 agosto 2013 del relatore e principale promotore della legge contro l’omofobia, l’onorevole Ivan Scalfarotto, secondo cui tra questa legge e quella sul «matrimonio» omosessuale «una viene logicamente prima dell’altra».

Ed ancora è stato sottolineato un Sì all’accoglienza rispettosa delle persone omosessuali, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione e colpendo severamente chi si macchia di atti di violenza, chi minaccia, chi insulta le persone omosessuali.
No a una legge contro l’omofobia che non si limita a incriminare e punire minacce, insulti e violenze contro gli omosessuali – il che, assolutamente giusto, è già previsto dalle leggi in vigore – ma inventa un reato di opinione che punisce con la reclusione, fino a un anno e sei mesi, chi propaganda «idee discriminatorie fondate sull’omofobia». Non vogliamo che vada in galera chi, per esempio, ripete che gli atti omosessuali sono «contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati». Siamo consapevoli che nella società italiana esistono sul punto opinioni diverse. Ma davvero si ritiene giusto che sia sufficiente esprimere su questo tema, educatamente e senza violenza, tesi altre da quelle «politicamente corrette» per finire in prigione?

Gli educatori presenti hanno ribadito il loro Sì a un’educazione che aiuti tutti gli studenti ad apprezzare il valore intrinseco di ogni persona umana, in quanto tale e a prescindere dalle sue caratteristiche o atteggiamenti. Un Sì al rispetto del ruolo primario dei genitori e delle diverse sensibilità, comprese quelle religiose, ogni volta che la scuola ritenga di affrontare temi relativi alla sessualità e all’affettività
No all’indottrinamento obbligatorio all’ideologia del gender, secondo la quale uomini o donne non si nasce ma si diventa e, liberandosi dai «condizionamenti» dell’anatomia, ogni ragazzo o ragazza sarebbe chiamato a scegliere liberamente se vuole essere uomo o donna – e no, certamente, a iniziative grottesche come quelle che, per non offendere vere o presunte sensibilità omosessuali, in diverse città italiane aboliscono la Festa della Mamma o la Festa del Papà, o sostituiscono «padre» e «madre» con «genitore 1» e «genitore 2» e simili.

E’ stata sottolineata la volontà di promuovere la famiglia formata da un uomo e da una donna, trascurata da troppo tempo e da troppi governi, anche attraverso l’introduzione di un fisco che sia davvero a misura di famiglia con un Sì a misure che favoriscano la maternità, tutelino le famiglie numerose.
No è stato detto al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, né come «matrimonio», perché il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, né come «unioni civili» perché, in tutti i Paesi dove le unioni civili sono state introdotte, non si è mai trattato di alternative ma solo di battistrada per preparare il passaggio al «matrimonio» omosessuale. Non è vero che il «matrimonio» omosessuale non danneggia nessuno: la presenza di più modelli alternativi di famiglia danneggia la famiglia, che mai come oggi ha invece bisogno di essere preservata e difesa. E non è vero che i cristiani cercano d’imporre un loro modello agli altri: come recita anche l’articolo 29 della Costituzione italiana, quello della famiglia come «società naturale» è un modello ampiamente condiviso, che deriva appunto dalla legge naturale e non da norme specificamente religiose.

E’ stato ricordato che occorre promuovere l’accoglienza piena e affettuosa nelle scuole e in ogni altra istituzione di ogni bambino, qualunque scelta abbiano compiuto i suoi genitori e con chiunque si trovi a vivere e sì a un riesame delle norme sull’adozione, il quale eviti le interminabili lungaggini burocratiche che impediscono a molte coppie formate da un uomo e da una donna di adottare, come vorrebbero, un bambino
No all’adozione da parte di coppie omosessuali. A chi obietta che è meglio per tanti bambini essere adottati da coppie omosessuali che restare in orfanatrofio, è stato ricordato che migliaia di coppie formate da un uomo e da una donna sono in lista di attesa, e molte non arriveranno mai all’adozione, a causa della macchinosità delle leggi e delle procedure.

Dall’incontro nisseno è nato una sorta di coordinamento regionale che proporrà analoghi momenti di riflessione e formazione, di protesta e di proposta in altre città siciliane. Richieste in tal senso sono già venute subito in quella sede da Catania, Palermo, Siracusa, Comiso, Agrigento, Enna, Racalmuto, mentre adesioni al comitato Si alla Famiglia sono pervenute dal Forum delle Associazioni Familiari, dal Sindacato delle Famiglie e da Amicizia Cattolica della provincia di Messina e dall’ Associazione Società Domani di Palermo.

Fonte: IMG Press

Festini

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.