18/05/2020 di Luca Marcolivio

#Connessiperlavita: la Pandemia non ferma i pro life italiani. Intervista a Virginia Coda Nunziante

Un evento più breve e virtuale ma dai contenuti molto ricchi, che si profila come un’occasione d’oro per diffondere in modo sempre più capillare una vera cultura della Vita. La Marcia per la Vita quest’anno non si terrà e la sua decima edizione è stata rinviata direttamente al 22 maggio 2021. Al suo posto, sempre sabato 23 maggio, è comunque previsto un appuntamento in diretta live streaming su Facebook, YouTube, Twitter e Instagram, dal titolo #Connessiperlavita, preceduto da alcuni video-spot durante la settimana precedente. Alcune anticipazioni dell’evento sono state fornite a Pro Vita & Famiglia dalla portavoce della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante.

Dottoressa Coda Nunziante, com’è nata l’idea di #Connessiperlavita?

«L’idea è nata poco meno di un mese fa. Avevo ricevuto varie sollecitazioni dall’Italia e anche dall’estero, dove le altre Marce per la Vita si stavano organizzando. Abbiamo riflettuto su cosa fare perché la giornata del 23 maggio, in cui inizialmente era stata fissata la Marcia, non passasse completamente nel silenzio. Abbiamo quindi fissato un appuntamento virtuale di un’ora, che avrà inizio sempre sabato 23 maggio, alle 14.30, stesso orario precedentemente fissato per la partenza della Marcia».

Come si svolgerà questa “Marcia virtuale”?

«L’evento del 23 maggio sarà preceduto da una sorta di “settimana per la Vita” preparatoria, che inizierà lunedì 18, con una serie di video, interventi e saluti di vari esponenti dell’associazionismo pro-life ma anche di singole persone che da sempre si dedicano alla difesa della vita. Sui nostri canali social diffonderemo quindi interviste e riflessioni sul tema della Vita e sul perché è importante difenderla».

Per sabato 23 maggio, sono previsti ospiti speciali o testimonial?

«Ambedue: avremo sia ospiti che testimonianze registrate. Abbiamo ottenuto la partecipazione di quattro personalità del mondo pro-life che affronteranno il tema della Vita, ciascuno secondo l’approccio che le compete. Per il profilo medico, interverrà il professor Giuseppe Noia, neonatologo al Policlinico Gemelli e Responsabile Hospice Perinatale – Centro per le Cure palliative prenatali S. Madre Teresa di Calcutta; per l’ambito giuridico avremo il magistrato Giacomo Rocchi, giudice della Corte di Cassazione; per il profilo pastorale offrirà il suo contributo don Simone Barbieri, della diocesi di Livorno e vice-rettore del seminario; per l’ambito giovanile, parteciperà Chiara Chiessi, presidente degli Universitari per la Vita. Ma avremo anche altre testimonianze ed esperti in studio che interverranno sui vari temi».

#Connessiperlavita non sostituisce la Marcia reale, né potrà mai avere lo stesso impatto. Ritiene comunque possa dare un’ulteriore visibilità al mondo pro-life?

«Senz’altro. Il modello virtuale non può assolutamente sostituire la Marcia per la Vita vera e propria che quest’anno rimane sospesa: la X edizione è in programma a Roma, il 22 maggio 2021. #Connessiperlavita è comunque un’occasione per ricordare che la difesa per la vita è un tema fondamentale e che, anche in questa situazione difficile per il nostro Paese, noi non arretriamo, siamo sempre presenti e andremo avanti fino all’abolizione della legge sull’aborto. Con questo evento intendiamo confortare tante persone e rassicurarle che non ci siamo mai fermati e continueremo la nostra battaglia assieme a tutte le associazioni che in Italia, spesso in silenzio e nella discrezione, continuano a spendersi per la Vita, dal concepimento alla morte naturale».

Negli anni passati, le Marce per la Vita hanno visto sempre più crescere la partecipazione popolare, con numeri più che rispettabili, se si tiene conto della scarsa risonanza mediatica riservata all’iniziativa. Un segno dei tempi?

«Sì, considerando l’assenza di un supporto mediatico all’evento, credo che i numeri della Marcia per la Vita siano stati “miracolosi”. Tutto si basa sulle poche forze che il mondo pro life detiene rispetto alla grancassa mediatica. Perseverare nella partecipazione all’evento, mantenendo numeri che, poco alla volta, crescono costantemente, per noi è già un grande successo».

La Marcia per la Vita è sempre stata chiara su un principio: non basta essere contrari all’aborto, è anche necessario rinnegare la legge 194. Perché è importante ribadire questo punto?

«Si può essere per la vita, soltanto senza compromessi. I compromessi vengono fuori quando si pensa di poter applicare in toto la legge 194 o comunque cercando formule per arrivare a dire che non bisogna abrogarla totalmente. La nostra finalità è invece quella della totale abrogazione della legge sull’aborto, anche perché, dal punto di vista della morale cattolica, le vie di mezzo sono inaccettabili. In attesa che si arrivi a questa totale abrogazione, si potrà comunque puntare a rimuovere il finanziamento all’aborto. Lo Stato italiano, ogni anno, spende dai 200 ai 300 milioni di euro per applicare la legge 194, per cui sarebbe utile che tutte le associazioni pro life sviluppassero una campagna di sensibilizzazione sul territorio (come già fa la Marcia per la Vita ogni anno), al fine di cancellare i fondi pubblici per l’aborto. In fondo è un po’ quello che ha già fatto Trump, tagliando i finanziamenti a Planned Parenthood. Gli stessi fondi che lo Stato dà all’aborto, andrebbero invece usati per aiutare le famiglie e rilanciare la natalità. Lo abbiamo visto con il coronavirus: gli ospedali hanno concentrato tutti i loro sforzi nel combattere l’epidemia, lasciando però sempre una porta aperta all’aborto. Se una ragazza vuole abortire, può essere ricoverata già il giorno successivo. Questa è una mentalità da sconfiggere e da combattere, che, purtroppo, sta distruggendo il nostro Paese non solo demograficamente ma moralmente e spiritualmente. Santa Teresa di Calcutta diceva che non potrà mai esserci pace nel mondo fino al giorno in cui non sarà più commesso alcun aborto. I circa 90mila aborti che vengono praticati ogni anno in Italia dovrebbero essere sufficienti per farci riflettere sulla drammaticità del mondo in cui viviamo».

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