24/06/2022 di Luca Marcolivio

Ballottaggio Verona. Sboarina: «Noi per la famiglia, i nostri avversari per il gender»

Quest’anno, come cinque anni fa, il programma elettorale di Federico Sboarina è profondamente incentrato sulla famiglia. Il candidato di centrodestra a sindaco Verona corre per un secondo mandato e rivendica numerosi successi come il record italiano per la copertura di nidi e materne. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, Sboarina ha anche criticato la promessa adesione del suo sfidante Damiano Tommasi (domenica si terrà il ballottaggio) alla rete Re.a.dy, che in caso di vittoria del candidato del centrosinistra, segnerebbe una radicale svolta pro-gender del comune scaligero.

Sindaco Sboarina, in termini di politiche familiari, quali sono stati i risultati più importanti realizzati in questi cinque anni di mandato?

«Le famiglie sono state al centro di ogni nostra azione amministrativa, a maggior ragione perché durante questo mandato abbiamo dovuto affrontare due anni e mezzo di emergenza sanitaria, sociale ed economica che ha visto incrementare i nuclei bisognosi di aiuto, ma anche alcune calamità naturali e, ora, i rincari e il caro-bollette. Tante “sfide nella sfida”. Per questo abbiamo dato massimo impulso e sostegno alla famiglia, che consideriamo perno della nostra società. In cinque anni abbiamo distribuito più di 21 milioni per contribuire al pagamento di affitti, utenze, spese di migliaia di nuclei in difficoltà, soprattutto se con minori e anziani in casa. E siamo pronti a destinare altri cinque milioni e mezzo di euro, provento della vendita di Immobiliare Magazzini, alle famiglie che necessitano di un aiuto economico. Abbiamo istituito il fondo “Nuove povertà” con i biglietti degli spettacoli in Arena che prima venivano regalati agli amici e, da cinque anni, invece, vengono venduti per aiutare altre famiglie».

In ambito educativo e per quanto riguarda l’inclusione sociale, invece, quali sono stati i maggiori successi della sua amministrazione?

«Nel campo dell’educazione 0-6 anni abbiamo fatto scuola, tanto che oggi Verona, in fatto di nidi e materne registra la copertura più alta d’Italia rispetto alla popolazione infantile, superando abbondantemente il target prefissato dall’Unione Europea. Abbiamo tenuto alta l’attenzione sulla violenza domestica, con gli sportelli per le donne vittime ma anche per gli uomini violenti, un unicum, rafforzato da un protocollo siglato con la Prefettura. Penso poi ai quindici centri anziani, agli spazi per genitori con bimbi, ai laboratori e alle migliaia di attività programmate, ai Centri diurni e Centri ascolto, all’ospitalità data al Congresso internazionale delle Famiglie, nucleo dal quale tutti noi proveniamo e quindi dovremmo tutelare. Penso, infine, alle centinaia di progetti di cittadinanza attiva stipulati con i veronesi per renderli protagonisti della vita della città, oltre al programma “Affare fatica” che, durante l’estate, ha visto tantissimi adolescenti occuparsi del bene pubblico, mettendo a disposizione tempo ed energie».

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Il suo sfidante Damiano Tommasi propone l’adesione alla rete Re.a.dy: si tratterebbe di una svolta molto radicale per la città. Crede che i veronesi l’approverebbero?

«È un punto che è passato in sordina per tante persone ma che va invece va spiegato alla città, che nella sua maggioranza si ispira a solidi principi e rifugge dal relativismo morale. La Dottrina sociale della chiesa indica chiaramente la via da percorrere per un laico impegnato in politica, che significa perseguire il bene comune con responsabilità. Impegnare fondi pubblici per le iniziative proposte dalla rete Re.a.dy significa discostarsi da questa strada, in particolare verso i più piccoli, sviando, deformando e prevaricando il primato e la libertà educativa dei genitori. Nel pieno e assoluto rispetto della persona, come afferma il Papa, l’ideologia gender è inaccettabile in quanto nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna, e prospetta una società senza differenza di sesso, svuotando così la base antropologica della famiglia».

La Re.a.dy, quindi, non offre un concreto mezzo contro la discriminazione, come affermano i vostri avversari?

«Non è una carta che tutela i diritti, lo si fa con l’azione amministrativa di tutti i giorni. Ritengo che già adesso a Verona non esista discriminazione, nessuno viene lasciato indietro. La nostra è una città accogliente, rispettosa delle differenze e solidale nei confronti dei percorsi personali soprattutto se dolorosi. Esiste già la legge dello Stato che tutela tutti i cittadini in egual misura. Non vedo il motivo di aderire a una rete che discrimina al contrario, creando cittadini di serie A e altri di serie B. La Verona che tutti amiamo e conosciamo è fondata sulla famiglia, che è nel nostro Dna, nel vero senso della parola».

Le politiche familiari ed educative, il posizionamento sul gender e altri temi etici sembrano ormai marcare le principali differenze tra i programmi dei candidati di centrodestra e quelli di centrosinistra: è d'accordo con questa affermazione?

«Sì. Il voto di domenica non è un voto ad una persona o ad un’altra, bensì una scelta fra due campi culturali diversi e due idee diverse di mondo e di società. La nostra è perché la mamma sia la mamma e il papà sia il papà, non “genitore 1” e “genitore 2”. La vita va salvaguardata fin dal suo concepimento, la scuola cattolica è una risorsa per la nostra comunità. La sinistra e la sua coalizione, che mettono insieme tutto e il contrario di tutto, fanno del gender, dell’eutanasia e della confusione etica una bandiera di presunta modernità, che invece rischia di minare i valori della nostra tradizione e delle nostre radici cristiane. Il nostro programma per la Famiglia – soggetto fondamentale e costituzionale, formato da una mamma e da un papà – prevede proposte concrete e progetti già realizzati: finanziamenti per le giovani coppie, per le famiglie numerose, per la vita nascente, per le neo-mamme, per la riduzione delle rette dei nidi, per il sostegno alle famiglie con basso reddito, la realizzazione della family card, la tutela dell’anziano e l’accoglienza dei più deboli ed emarginati».

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