09/03/2022 di Manuela Antonacci

Attacchi alla sede di Pro Vita. Meluzzi: «Femminismo violento risponde così a messaggi ovvi di Vita»

In occasione della Giornata Nazionale della Donna, che si è celebrata ieri, Pro Vita & Famiglia ha lanciato una campagna di affissioni per ribadire il diritto di ogni donna alla Vita. Una campagna che è già diventata “tristemente” nota per le polemiche che ha suscitato e, in particolare, per le violente reazioni. La politica, infatti, ha pensato bene – e ci riferiamo al Campidoglio – di disporre e attuare la rimozione delle affissioni, in barba a qualsiasi libertà di stampa e di manifestazione del pensiero. Le femministe, invece, hanno risposto ancor più violentemente con una serie di “blitz” per imbrattare e vandalizzare la sede romana dell’associazione. Ne abbiamo parlato con lo psichiatra e opinionista Alessandro Meluzzi.

Professore cosa ne pensa delle affissioni di in difesa della vita delle donne?

«Io credo che la donna sia la regina della vita e questo è un fatto che riguarda l’umano a 360 gradi. Il suo ruolo, nella generazione della vita, è amplificato dalla gravidanza, dall’allattamento. E tutto, nel cuore nel corpo, nella mente, nella psicologia, nella carne e nel sangue della donna, è ordinato alla maternità. Altrimenti non ci sarebbe nemmeno il ciclo mestruale, la pubertà, la menopausa, non ci sarebbe nulla di ciò che caratterizza corpo, mente, anima e psicosomatica della donna. Prendere atto di questo mi sembra un’ovvietà, negarlo, invece, una mostruosità. Però tra questa negazione mostruosa e questa ovvietà doverosa ci sta di mezzo la follia di un tempo che ha mortificato quanto di più sacro e bello e importante c’è nella vita della donna».

Le reazioni “indignate” sono state molteplici, fino anche al vandalismo verso la sede della Onlus.

«La cultura del femminismo più pacifista e genuino si nutriva di non violenza, di amore alla vita, anche se con qualche eccesso di violenza verso il patriarcato, oggi mi sembra che quella cultura sia stata sostituita da una mentalità tanatofila, da un amore per la morte e da una preparazione ad un trasgenderismo in cui non ci dev’essere più né maschile, né femminile ma neanche l’umano, ma solo una zombizzazione e una robotizzazione che interessa anche molti potentati economico-finanziari»

Oggi, grazie anche all’ideologia gender vengono calpestati i diritti biologici delle donne, come quello alla maternità, è così?

«Io vedo in questo, un’antica perversione che è quella che nutre un’antica invidia nella donna per la sua capacità generativa, per la sua capacità di accogliere e nutrire la vita. Questo ha preso delle forme mostruose, come anche quella della cultura transgender, invidiosa del corpo della donna che si traduce in una visione biofobica, in una paura della vita, in una paura della sua trasmissione. Alla fine negli orrori del transumanesimo c’è il sogno delle creature generate in un sacco di plastica, come stanno provando a fare da un po’».

La cultura femminista, oggi, sta contribuendo all’avanzamento di questa prospettiva?

«Io non so chi siano oggi le femministe. Negli anni ‘ 60 e ’70 sono state una cosa ben precisa ma oggi non saprei proprio chi e cosa sono, né dove andarle a cercare. Stiamo parlando, come diceva Machiavelli di “Stati e principati che non hanno ragione essere in vero”. Fossero state realmente femministe si sarebbero preoccupate di violenza contro le donne, sotto ogni forma. Evidentemente queste femministe non esistono più».

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