26/03/2021 di Manuela Antonacci

Alternanza scuola-lavoro: il femminismo suprematista arriva a lezione

Il mondo della scuola, com’è ormai, sotto gli occhi di tutti, naviga in acque tempestose, in questo periodo più che mai. In primis per la totale sostituzione della didattica in presenza con la Dad che, oltre a non favorire di certo l’apprendimento e le relazioni interpersonali tra i ragazzi e tra gli alunni e i professori, lascia anche indietro i più fragili, ma anche per altre ambiguità che da un po’ di tempo a questa parte stanno investendo spazi didattico-educativi destinati, in principio, a scopi ben precisi, puntualmente disattesi.

Stiamo parlando di quanto accaduto in alcune scuole della Capitale (ma, per la modalità online in cui si è svolto il corso di cui stiamo per parlarvi, non escludiamo che il collegamento possa essere stato fatto anche con studenti di scuole di altre regioni) in cui le ore dell’alternanza scuola-lavoro da molto tempo ormai sostituite da corsi convenzionati con le università (in questo caso Tor Vergata) sono state coperte, all’interno di un ventaglio di proposte che riguardavano vari argomenti, anche da un corso di “Cittadinanza attiva e paritaria” (almeno questo era scritto nell’intestazione del corso). Ma, durante lo svolgimento della lezione “live”, alla quale si sono collegati oltre 600 studenti, è stata rifilata la solita “manfrina” di stampo “femminista” (ovviamente senza alcun confronto né contraddittorio) in cui si andava ben oltre il concetto di “cittadinanza”, ma si incentrava tutto il discorso sul concetto di parità di genere (tra uomo e donna) e sulla storia della conquista dell’emancipazione femminile (che come al solito passerebbe sempre e solo attraverso una graduale acquisizione di un modus vivendi e relazionale improntato ad una completa disinibizione sessuale) contrapposta al modello di moglie fedele e madre premurosa che per secoli avrebbero infestato, a detta della relatrice, la nostra civiltà, producendo soltanto delle povere infelici.

Le “pillole di saggezza” della tutor del corso, nella fattispecie, la giornalista Lea Melandri, che scopriamo aver fatto anche da relatrice, nel 2017, al Festival delle Donne e dei Saperi di Genere che si svolge ogni anno, nella città di Bari, sono state diverse, ma per ragioni di brevità ne sottolineiamo solo alcune. Innanzitutto viene condannato l’accostamento dell’aggettivo “sporco” accostato a barzellette o racconti osé o comunque triviali: un’assimilazione, a suo dire, inaccettabile, perché accostata all’idea degli escrementi. Questo a dimostrazione, secondo la sua logica, di quanto sia “repressa” la sessualità in Italia. Un’Italietta perbenista (come emerge dal suo racconto) in cui ci sarebbe tanto bisogno di corsi sull’educazione sessuale e qui si lancia in una descrizione davvero improbabile e irrealistica di ragazzine sprovvedute che avrebbero già in una fascia di età bassissima, rapporti sessuali coi coetanei, senza sapere come difendersi dai “rischi che fare l’amore comporta”.

A questo punto ci preme fare un paio di veloci considerazioni: innanzitutto, potremmo affermare tutto il contrario, in merito al fatto che in Italia la sessualità sia “inibita” o “repressa”… tutt’altro: gli stimoli sessuali a cui i bambini e gli adolescenti sono costantemente sottoposti, a causa anche di una diffusione in ogni aspetto, ormai, della nostra esistenza, di una sorta di pornografia “soft”, sono tali e tanti che si può parlare, anzi, di una impressionante “precocità” nell’operare certe scoperte e che ha portato ad un innaturale abbassamento dell’età media, in cui i ragazzi hanno il primo rapporto sessuale. Ragazzi che, spesso e volentieri, ne sanno molto più degli adulti: un bruciare le tappe che non si vede come si possa considerare segno di una concezione “retrograda” del sesso. La seconda considerazione è che, a giudicare dal discoro della Melandri, non ci si sogna nemmeno di interrogarsi sul perché i ragazzi in età sempre più vicine all’infanzia che all’adolescenza collezionino queste scoperte dalle quali, sì, sono effettivamente indifesi, ma soprattutto sotto il profilo emotivo, che qui non si prende nemmeno in considerazione.

Ma andiamo avanti con le “perle” della relatrice: oggi sarebbe repressa la sessualità, ma esaltata la maternità “oblativa”, “sacrificale”, “per cui “una mamma quanto più è buona, quanto più sacrifica, quanto più rinuncia a sé stessa. Un’attività-sottolinea- che si ritiene gratificante per il solo fatto di essere prestata e che ancora, in grandissima parte, non sfugge alla retorica”. E, in un crescendo di indignazione aggiunge: “Pensate a tutto il fiume di melassa che riserva ancora sulla festa della mamma e sulla figura della mamma, anche se poi le madri reali sono completamente discriminate, sacrificate da un sistema economico che le vuole tenere in casa […] che ancora è convintissimo che alle donne spetti per qualche vocazione naturale, tutto il lavoro di cura e tutto il lavoro di servizio alle persone e alle cose, da cui gli uomini italiani si sentono esentati”. Segue poi, un immediato mettere le mani avanti in merito a quei discorsi che sconfesserebbero punti di vista come questo e che consistono semplicemente nella presa d’atto della realtà nella sua sconcertante oggettività, ovvero il dato reale della diversità tra l’uomo e la donna, da cui deriverebbero, di conseguenza, peculiari responsabilità, ma che proprio non piace alla Melandri.

L’uomo e la donna sono diversi e complementari e questo lo può sperimentare chiunque, nel quotidiano, abbia una relazione stabile con l’altro sesso, con buona pace delle femministe. Ma no, il femminismo, chiama questo “sessismo” e non si discute.

Le donne poi, a suo dire sarebbero “congelate” tra due sole funzioni: la funzione seduttiva e quella materna. E indovinate qual è la funzione “vincente”? La “dark lady”, la “seduttiva” ovviamente, che “fa paura” perché, sostiene, “eserciterebbe un potere sull’uomo e ribalterebbe le situazioni, destabilizzando l’immaginario”. In contrapposizione a questa figura c’è l’ angelo del focolare. Citando la letteratura greca, Melandri fa l’esempio di Penelope (moglie fedele) e Circe e Calipso che, invece, seducono l’eroe e che, sottolinea “non sono delle prostitute, non sono pericolose perché foriere di disordine morale, sono pericolose perché sono donne indipendenti, che non dipendono da un uomo, che nella loro solitudine hanno trovato autodeterminazione ed è questo che spaventa”. Anche qui la contraddizione è dietro l’angolo: davvero ci sembra incredibile arrivare all’inconcepibile controsenso che consiste nel credere che il ruolo dell’amante che è quella che, nell’illusione dell’ebrezza che può regalare un rapporto “trasgressivo”, vive solo le briciole di una relazione, accontentandosi di emozioni fuggevoli, senza afferrare mai la relazione in pienezza, sia “vincente”. A che genere di ruolo viene relegata la donna, nella sua funzione di “amante” che nelle parole della Melandri è esaltata tanto, se non a quello di un puro divertissement? Davvero questo è il modello di femminilità e di relazione che si vuole dare alle giovani studentesse? Alla faccia dell’emancipazione e del rispetto della pari dignità tra uomo e donna!

Infine (purtroppo per ragioni di brevità non possiamo riportare tutti i passaggi della lunga lezione) la relatrice si è lanciata in una gratuita “filippica” contro il Cammino Neocatecumenale, considerato retrogrado sotto il piano dell’educazione sessuale che, giustamente, il Cammino e non solo, vuole fuori dalle scuole. Insomma, in barba all’inclusività che tanto si sbandiera oggi in ogni occasione opportuna e inopportuna e in barba al rispetto delle opinioni, altrui, della libertà e della tolleranza.

E per concludere ci chiediamo che cosa c’entri tutto questo con il concetto di cittadinanza sponsorizzato nell’intestazione del corso? Perché uno studente che desidera essere informato su un argomento specifico deve trovarsi di fronte a tutt’altro? E siccome agli studenti, fino a maggio, spetteranno ancora altre ore di alternanza scuola-lavoro (ogni venerdì per tre ore) a che altro assisteremo ancora? Si è trovato forse un modo (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca) per introdurre per vie traverse il solito indottrinamento e che uscito dalla porta rientra ora dalla finestra?

 

 

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