17/12/2016

Adozione internazionale. Lo Stato latita, lasciando le famiglie sole

La legge di stabilità del 7 dicembre 2016 ha previsto 5 milioni di euro «al fine di assicurare il sostegno alle famiglie che hanno concluso le procedure di adozione internazionale» (comma 590, art. 1).

Tali risorse vanno ad incrementare il “Fondo per le adozioni internazionali, già dotato dalla precedente legge di stabilità (del 28 dicembre 2015, n. 208, art. 1, comma 411) di 15 milioni di euro annui (a decorrere dal 2016) e assegnato, per la gestione del Fondo e della Commissione, al “Centro di responsabilità del Segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

La misura risponde alle richieste che vengono dai 70 Enti autorizzati dalla Commissione Adozioni Internazionali e dalle famiglie adottanti per far fronte alle spese per le procedure adottive. I costi, suddivisi tra quelli sostenuti in Italia presso uno degli enti (preparazione della coppia, individuazione del Paese estero, assistenza nella preparazione dei documenti, inoltro degli stessi presso le autorità del Paese estero di riferimento, assistenza pre e post adozione) e quelli sostenuti all’estero (abbinamento del bambino ed espletamento di tutto l’iter legale fino al completamento dell’adozione, viaggio, vitto e alloggio nel periodo di permanenza), stanno aumentando anno dopo anno e, complessivamente, si aggirano dai 20 ai 30mila euro (per minore) con punte anche superiori.

A tal proposito, ha dichiarato Marco Griffini, presidente dell’Ai.bi (associazione Amici dei bambini): «Se devi adottare un bambino in Russia, devi fare almeno quattro viaggi. Per adottarne uno in Brasile, devi stare lì due mesi. A questi si aggiungono i costi burocratici: in alcuni casi per regolarizzare la documentazione bisogna pagare fino a 2mila euro, e ci sono le tasse da pagare ai Paesi stranieri, oltre che le spese di gestione degli enti autorizzati» (fonte: Il disastro delle adozioni in Italia, di Lidia Baratta in Linkiesta dell’11 gennaio 2016).

Proprio i costi, unitamente all’acuirsi della crisi, sono la causa principale del tracollo del numero di adozioni registratosi in Italia negli ultimi 5 anni. Dal 2010 ad oggi si sono, infatti, pressoché dimezzate, passando da 4130 (2010) a poco più di 2200 (2014 e 2015).

Di seguito è possibile visionare le statistiche relative.

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Fonte: Commissione Adozioni Internazionali

Ad oggi le famiglie che intraprendono il percorso di adozione di un minore straniero possono fruire della deduzione di una parte delle spese sostenute. Più precisamente, è deducibile dal reddito complessivo il 50% delle spese, purché debitamente documentate e certificate dall’ente che ha curato la procedura. Ma, per far fonte al problema costi, già la finanziaria del 2005 aveva riservato un “Fondo di sostegno delle Adozioni Internazionali, finalizzato al rimborso di parte delle spese sostenute per l’adozione nel corso dell’anno precedente (DPCM 28 giugno 2005). Col Decreto legge 223 del 2006 (art. 19, comma 1) era poi istituito il “Fondo per le Politiche della Famiglia” avente, fra gli altri, l’onere di finanziare il sostegno delle adozioni internazionali.

Dal 2005 al 2010 sono stati, quindi, regolarmente erogati rimborsi per le coppie che avevano intrapreso un’adozione all’estero.

Invece solo parte delle coppie che lo avevano fatto nel 2011 ha ottenuto il contributo e «con le risorse assegnate e destinate al sostegno delle adozioni internazionali nell’anno 2013 (disponibili da marzo 2014) e nell’ anno 2014)» (come da comunicato del 31/01/2015 del CAI), nonostante il DPCM 04 agosto 2011 (registrato dalla Corte dei Conti il 05 gennaio 2012) lo prevedesse.

Oggi sarebbero in attesa di rimborso tutte le coppie che hanno adottato dal 2012 in poi, che secondo fonti CAI sono 2.469 per il 2012, 2.291 per il 2013, e all’incirca 4.000 per il 2014 e il 2015 (al momento, non è stata fornita una stima ufficiale). Per tutte queste non è stato emesso ancora alcun decreto. Sarebbero, inoltre, in attesa di rimborso anche numerose coppie che hanno adottato nel 2011 (2400 secondo un’indiscrezione contenuta in un articolo dell’8 giugno 2016 pubblicato a firma Sara De Carli sulla rivista Vita bookmagazine).

Molte mozioni e interrogazioni parlamentari hanno sollevato il problema dell’adozione in questa Legislatura (mozione Binetti del 13 gennaio 2014, mozione Santerini del 23 giugno 2014, mozione Quartapelle del 28 gennaio 2014, interrogazione parlamentare dell’onorevole Carlo Giovanardi 16 ottobre 2014, interrogazione parlamentare onorevole Eleonora Bechis dell’8 giugno 2016).

Resta, ad oggi, un contesto scoraggiante per le coppie che intendono intraprendere la strada dell’adozione. Oltre la questione dei costi c’è, infatti, quella dei tempi, diventati sempre più lunghi, per le lungaggini burocratiche, a fronte anche di servizi territoriali sottodimensionati e, quindi, lenti e poco efficienti. Ma soprattutto a giocare contro è una mentalità che non valorizza la scelta adottiva, indice di una più generale disattenzione nei confronti della famiglia. A fronte del bisogno delle famiglie adottanti di essere accompagnate lungo tutto il percorso adottivo, prima e dopo, la risposta dello Stato è insufficiente. Le famiglie lasciate sole e tra mille difficoltà, specie quelle che intervengono nel paese straniero.

C’è da augurarsi che le misure della Legge di stabilità, per quanto non sufficienti, siano presto attuate, soprattutto per alleviare i problemi di quelle famiglie con alle spalle un’adozione che stanno ora affrontando grosse difficoltà economiche.

Clemente Sparaco


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