29/04/2017

Aborto? No, grazie. Buone notizie da Honduras e Guatemala

L’Honduras non depenalizzerà l’aborto, perché solo Dio può dare e togliere la vita.

Queste le dichiarazioni rilasciate recentemente alla stampa dal presidente honduregno Juan Orlando Hernández (nella foto in alto), secondo quanto riporta Aci Prensa.

Mente infatti, a seguito delle pressioni esercitate da organizzazioni “umanitarie” quali Amnesty International, il Congresso sta discutendo di una possibile riforma del Codice penale al fine di introdurre l’aborto almeno nei tre casi di stupro, pericolo per la vita della madre e malformazione del feto, Hernández dice che sarà disposto a ricorrere al veto pur di salvare la vita ai bambini innocenti.

Del resto la maggioranza dei cittadini sembra essere d’accordo con lui. Negli ultimi tempi si stanno moltiplicando iniziative, manifestazioni e comunicati indirizzati ai parlamentari affinché continuino a riconoscere e proteggere il diritto alla vita sin dal concepimento. Che poi è quanto prevede la stessa Costituzione dell’Honduras.   

Un po’ come sta avvenendo in Salvador, oltre venti associazioni civiche, tra le quali l’Università Cattolica, Alianza por la Familia e il Gruppo di studi sulla Bioetica hanno espresso il loro netto rifiuto all’aborto e il cardinale arcivescovo di Tegucigalpa Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga – che, per inciso, è uno dei porporati più vicini a Papa Francesco – ha esortato le autorità a non soccombere alla tentazione di approvare “l’abominevole crimine di uccidere innocenti che non possono difendersi“.

Questo movimento di popolo ha senza dubbio stimolato l’opposizione di varie forze politiche alla deriva abortista che potrebbe prendere il Paese. Il messaggio chiaro lanciato dal presidente comunque lascia ben sperare.

Così come buone notizie arrivano dal Guatemala, che già ha dato prova di grande coraggio nella difesa di vita e famiglia e dove ora un gruppo di deputati, appoggiati da oltre 30.000 firme di cittadini, hanno presentato un progetto di legge per chiedere una riforma del Codice civile mirata a vietare espressamente il cosiddetto matrimonio omosessuale e ad aumentare da tre a dieci anni la pena massima di carcere per le donne che praticano l’aborto di proposito.

A onor del vero – come riferisce Info Cátolica – bisogna anche aggiungere che nella stessa proposta è previsto l’aborto in caso di pericolo per la vita della madre, ma questo deve avvenire solo dopo una previa consultazione di due medici diversi.   

Federico Catani


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