01/03/2014

Marzo 2014 - Notizie Pro Vita - Il feto come paziente

Ogni vita – per quanto breve – merita di essere vissuta. Ne parliamo a proposito dei progressi delle cure perinatali...

Nel 2002 fece il giro del mondo e della rete la commovente foto della manina di Samuel, il bambino operato per spina bifida quando era ancora nel grembo materno, dal dottor Bruner, a Nashville. Il New York Times titolò “Hand of Hope”, mano della speranza. Nell’arco di quest’ultimo decennio, questa speranza è andata rafforzandosi e arricchendosi di certezze, grazie ai progressi della scienza e della chirurgia che lasciano noi profani in estatica contemplazione del mistero della vita nascente.

Quando questa rivista sarà nelle mani dei nostri lettori, all’Università Cattolica del Sacro Cuore  di Roma, chiamata comunemente “Policlinico Gemelli”, si sarà tenuto, il 7 marzo 2014,  un convegno che, oltre a voler celebrare la maternità e la figura femminile in occasione della festa della donna, mira a informare la stampa e la pubblica opinione sui grandi, recenti sviluppi nelle cure perinatali, prenatali e nelle tecnologie e conoscenze intese a curare e proteggere i bambini prima della nascita. Quando poi, purtroppo – nonostante i progressi – i piccoli pazienti ricevono prognosi infauste, è compito dei professionisti e dei volontari, che operano in tale contesto, curare e accompagnare le piccole vite e i loro genitori fino alla fine.

Perché ogni vita – per quanto breve – merita di essere vissuta. L’esperienza dello staff del Gemelli mostra che è essenziale, per la salute e la serenità dei genitori, lasciare che la natura segua il suo corso fino alla fine, quand’ essa è ineluttabile, con gli adeguati interventi palliativi.

Che ogni Vita valga la pena di essere vissuta ce lo ha insegnato Chiara Corbella Petrillo a cui è  dedicata la nostra rivista e il Convegno del 7 Marzo.

Toni Brandi

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