01/06/2015

Giugno 2015 – Notizie ProVita – La legge ingiusta, non è una legge

Numero di giugno sulle leggi occidentali frutto di una cultura sempre più relativista, come divorzio, aborto, droga, eutanasia, “matrimonio” gay.

Si insegna che una delle caratteristiche essenziali della norma giuridica è la “positività” (dal latino positum): cioè è “posta” da chi ha il potere, quindi dallo Stato. Il diritto positivo si distingue (ma dovrebbe adeguarvisi) dal diritto naturale, cioè l’insieme delle regole eterne, fisse e immutabili, scritte nella natura umana.

Sono quelle regole che scaturiscono dalla consapevolezza interiore delle persone – in quanto soggetti di relazione con gli altri – iscritte nella coscienza, espressione della stessa millenaria esperienza umana. Sono regole che esistevano nella preistoria e che sussistono fino ad oggi, come “non uccidere” o “non rubare”, cui corrispondono i diritti naturali, alla vita e alla proprietà.

La nostra Costituzione, ad esempio, “riconosce” i diritti inviolabili dell’uomo, all’art. 2, cioè si inchina, lei, la Costituzione, la “legge delle leggi”, a ciò che è scritto nel diritto naturale.

La progressiva secolarizzazione della civiltà, nell’Ottocento, ha portato alla prevalenza della concezione “positivista” del diritto: la legge è solo quella statuale. Quindi la legge è totalmente relativa al tempo, ai luoghi e alle persone che la promulgano. Il diritto naturale è relegato nel campo della morale, non conta.

E così, a poco a poco, l’uomo ha pensato di potersi appropriare di ciò che è giusto e di ciò che è bene, a sua totale discrezione. Il dittatore si manifesta apertamente in tal senso. Invece lo Stato democratico tende a celarsi dietro l’alibi del principio maggioritario e vuole far passare per giusto e bene tutto quello che la “democrazia” vuole. In tutti e due i casi si assiste alla costruzione di un sistema totalitario, dove lo “Stato etico” pretende di decidere per legge ciò che è bene e ciò che è male: la legge positiva prescinde dalla legge naturale.

Questo accade nella cultura relativista dell’Occidente: divorzio, aborto, droga, eutanasia, “matrimonio” gay, sono legalizzati da norme positive che pretendono di creare nuovi “diritti”. Il diritto al figlio o al non-figlio, per esempio. E tentano di inserire tra quei diritti inviolabili dell’art. 2 ogni desiderio che sia concepito da mente umana: non vogliono rendersi conto che – comunque – questi “nuovi diritti” non sono tra quelli “riconosciuti”, ma sono creati dalla legge!

Infatti, per quanto gli uomini si diano da fare, i diritti naturali non sono modificabili: sono sempre lì, scritti nel cuore dell’uomo. Non c’è “Dichiarazione Universale” che tenga. E il diritto naturale insegna che la legge ingiusta non deve essere rispettata: la disobbedienza civile e l’obiezione di coscienza esistono da sempre, ai tempi di Antigone come ai giorni nostri, in cui la gente perde il lavoro o la libertà pur di non adeguarsi a leggi assassine e contro natura.

Bisogna riflettere con buon senso e razionalitàNon lasciarsi influenzare dalle mode e dalla propaganda. Le leggi contro natura non sono leggi. E con la forza della Verità e del Bene ciascuno di noi può continuare a combattere la buona battaglia per la Vita e per la Famiglia, con la certezza che il male, alla fine, divorerà se stesso.

Antonio Brandi

 

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