01/01/2016

Gennaio 2016 - Notizie Pro Vita - Speciale Utero in Affitto

Vogliamo spiegare meglio in cosa consiste e come funziona, sotto l’aspetto antropologico, economico, giuridico ed etico quel mercato di donne e bambini tollerato dalla “società civile”...

ll mercato di donne e bambini tollerato dalla “società civile”
Lo scorso autunno, abbiamo denunciato la pubblicizzazione e l’organizzazione della pratica dell’utero in affitto in Italia da parte di una clinica privata: siamo stati testimoni oculari dei consigli dati su come procedere in violazione della legge e comprare un bambino come fosse merce (da eliminare – abortire – se non corrisponde ai desideri dell’acquirente).

Ci sembra quindi necessario ribadire forte e chiara la condanna di questo ignobile mercimonio.

Perciò, con questo numero speciale di Notizie ProVita vogliamo spiegare meglio in cosa consiste e come funziona, sotto l’aspetto antropologico, economico, giuridico ed etico.

Ringraziamo di cuore il team di professionisti che ha curato il presente dossier.

Toni Brandi

 

Abbiamo studiato e approfondito cosa è la pratica dell’utero in affitto, per informare, per far comprendere quello che accade ormai da anni sotto i nostri occhi, con la compiacenza indulgente dei media che mostrano storie umane e pietose di adulti desiderosi di dare tanto
amore a bambini. Tant’è che li comprano attraverso cliniche di lusso, li fanno assemblare secondo i loro desiderata e li fanno partorire a donne-schiave, incubatrici di carne, che per bisogno o per avidità acconsentono a cedere ai compratori la creatura che hanno nutrito e portato in grembo per nove mesi.

E nessuno analizza la questione dal punto di vista del neonato che viene strappato dalle braccia che hanno l’odore, il sapore, l’umore che hanno respirato nel grembo. Intanto, l’istituto del matrimonio, così come valorizzato e difeso dalla nostra costituzione e regolamentato dal codice civile si sta tristemente trasformando in un contratto, ancora di rilevanza pubblica, ma di fatto privatistico e assurdamente fondato sull’amore, eliminando dunque a priori la sua ratio fondamentale che è quella di garantire alla società la crescita, l’educazione e il mantenimento delle nuove generazioni.

Per completare l’opera distruttiva cominciata col divorzio, si vuole anche la legalizzazione del matrimonio gay, seppur camuffato, per adesso, da “unione civile”.

Questo porterà inevitabilmente, se non grazie al legislatore, per via giudiziaria, anche alle adozioni da parte delle coppie omosessuali, in nome della parità di diritti. Ma già oggi, il disegno di legge sulle unioni civili introduce la cosiddetta stepchild adoption, che consente al convivente di adottare il filio biologico del compagno/a. Questo, di fatto, comporta la legittimazione della pratica dell’utero in affito in Italia, attualmente vietata dalla legge 40, nonostante i sostenitori del d.d.l. si ostinino a trovare alibi o a sminuirne la portata.

Nei Paesi dove è legale, d’altra parte, l’utero in affitto genera un traffico di affari stimabile in diversi miliardi di euro l’anno. Il business sta cercando di prendere piede nel nostro paese, grazie anche a una campagna pubblicitaria, nemmeno troppo sommersa, che parandosi dietro l’alibi del rispetto verso le persone omosessuali e dell’amore che vince sopra ogni cosa, instilla nella mente della gente comune un senso di accettazione silente e crescente di questa pratica.

La consapevolezza necessaria per opporsi con tutte le nostre forze, affinché la pratica venga stroncata sul nascere, passa dalla conoscenza dei suoi risvolti etici,  economici e giuridici.

Questo numero speciale vuole fare chiarezza e fornire le informazioni ai lettori su tutti questi aspetti in una sola volta.

Aldo, Chiara, Ferdinando, Giovanna, Maria Teresa, Monica

 

 

 

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