05/05/2018

Vietare l’aborto se c’è un cuore che batte: si può!

A febbraio ci chiedevamo se lo stato federato dello Iowa avrebbe finalizzato l’approvazione della legge pro vita che vieta l’aborto da quando si percepisce il battito il cuore del bambino, approvata allora al Senato; pochi giorni fa la proposta è stata approvata in via definitiva  anche alla Camera e ieri è arrivata la firma del governatore Kim Reynolds, che si è sempre  dichiarata «al 100% a favore della vita».

Da oggi in poi i medici abortisti devono testare il battito del cuore del nascituro prima di eseguire un aborto. Se viene rilevato un battito cardiaco, l’aborto è vietato tranne nei casi di emergenza medica, stupro, incesto o anomalie fetali ritenute “incompatibili” con la vita.

Poiché il battito del cuore di un nascituro è rilevabile già a sei settimane di gravidanza, la legge praticamente vieta l’aborto quasi sempre e mette in discussione ciò che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito in merito all’aborto a Roe vs Wade  nel 1973.

La scienza e la tecnologia sono progredite in modo significativo dal 1973: è indiscutibile, oggi, l’umanità del bambino nel grembo, fin dal concepimento. E’ ora che la Corte Suprema faccia il punto sulla questione della vita, dicono i prolife che hanno sostenuto la proposta di legge in questione.

Gli stesi prolife sanno bene che una legge del genere non sopravviverà ai colpi delle sentenze  dei tribunali che prevalentemente sono orientati pro morte. Anche alla Corte Suprema, attualmente, solo quattro dei nove giudici potrebbero sostenere una legge sul battito cardiaco o rovesciare la sentenza Roe.

Leggi analoghe approvate in Nord Dakota e l’Arkansas diversi anni fa sono state abbattute dai  tribunali federali.

Ma l’approvazione della legge dello Iowa è un segnale importante della società civile (e ormai anche dai parlamenti di una buona metà degli Stati federati) che chiede di rispettare la vita dei più deboli e difesi innocenti: la battaglia tra la vita e la morte – vecchia quanto l’umanità – nei paesi che si dicono democratici si gioca anche nel confronto tra le istanze popolari e le normative acquisite nei luoghi del potere: con la politica dei piccoli passi, con un’enorme, infinita, pazienza che dura da più di quarant’anni, negli Stati Uniti l’aborto non è più un totem sacro e inviolabile.

Prima o poi, con perseveranza, senza arrendersi davanti alle probabili eventuali sconfitte che ancora le leggi pro vita subiranno nei tribunali, arriveranno alla Corte Suprema.

E se la Roe vs Wade si può ribaltare, in USA, anche da noi se non ci arrendiamo al male e alla prepotenza di chi abusa del potere, la 194 si potrà abrogare.

Redazione

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