05/10/2020 di Manuela Antonacci

Utero in affitto reato universale. Il commento di Enrica Perucchietti

Il 2 febbraio 2016 a Parigi, è stata sottoscritta una Carta per proporre agli Stati europei l’abolizione universale della maternità surrogata. Mentre, nel nostro Paese, Fratelli d’Italia, ha depositato nel marzo 2018 una proposta di legge per rendere la maternità surrogata reato universale, con prima firmataria Giorgia Meloni e cofirmataria l’on. Carolina Varchi. Eppure, recentemente, si è aperta una discussione sull’ eventuale legalizzazione dell’utero in affitto, nonostante tutto questo si configuri come una vera e propria forma di schiavismo moderno. Sull’argomento si è più volte soffermata anche Enrica Perucchietti, giornalista e scrittrice di successo, che ha all’attivo diverse pubblicazioni tra cui il libro scritto a quattro mani con Gianluca Marletta, “Unisex, la creazione dell’uomo senza identità”, ultimamente ha affidato alle pagine del suo ultimo libro “Utero in affitto” un’ampia riflessione su questa scottante tematica che noi di Pro Vita & Famiglia le abbiamo chiesto di condividere.

 

Riguardo l’utero in affitto in un articolo Lei scrive: “E’ paradossale che una simile tematica non venga accolta, sostenuta e supportata anche dalla sinistra che si ammanta di difendere i diritti dei più deboli, e che spero vivamente che non diventi una battaglia ideologica né tantomeno politica” e che “di certe tematiche non si deve parlare per non urtare alcune minoranze che sembrano aver preso in ostaggio il senso critico”. Che difficoltà c’è secondo Lei, a riconoscere quella che è semplicemente un’evidenza, ovvero che l’utero in affitto è una forma di schiavismo moderno. Nell’epoca dell’emancipazione femminile, questo non dovrebbe essere un fatto assodato che veda la discesa in campo di tutte le correnti politiche e di pensiero?

«Perché appunto c’è una minoranza che ormai è diventata molto forte e ha letteralmente preso in ostaggio l’opinione pubblica e ha riprogrammato le menti con una nuova etica, con una neolingua, pensiamo alla neolingua gender, che è un esempio straordinario di lingua artificiale burocratica in pieno stile orwelliano e purtroppo utilizzando da un lato la tecnica dell’empatia e dall’altro il principio della gradualità si è totalmente riprogrammata la morale, l’etica collettiva, anche di fronte a delle evidenze, in questo caso a delle barbarie, a forme persino di schiavismo e mercificazione, perché ormai siamo schiavizzati e sottoposti a questo pensiero unico, questo politicamente corretto e soprattutto a questo ininterrotto piagnisteo»

In alcuni casi le donne vengono sottoposte a trattamenti ormonali nocivi per la salute, pensiamo alla stimolazione ovarica, con l’obiettivo di aumentare la percentuale di successo del concepimento. Si sfrutta cioè il corpo di una donna per ottenere il massimo profitto. Perché, Lei dice “è esattamente questo l’utero in affitto: una fabbrica fordiana di bambini.” Tutto questo non rispecchia un più generale clima di violenza nel quale viviamo, che parte dall’abbattimento delle identità, fino alla spersonalizzazione dell’individuo, ridotto a volte come in questo e altri casi, a mero strumento di soddisfacimento dei desideri altrui? Come lo possiamo inquadrare questo fenomeno?

«E’ il compimento della mercificazione dell’individuo per cui tra l’altro la vita non ha nessun valore, in cui tutto ormai è in vendita, perché si sono spersonalizzati e livellati gli individui, in quanto, si sono appunto riprogrammate le menti, facendo perdere la coscienza critica e quella bussola morale che poteva riorientare le persone all’interno della società. In questo modo un certo tipo di pratiche ipercapitalistiche, basate sullo sfruttamento, sulla mercificazione, sullo schiavismo e anche sull’eugenetica (perché per me l’utero in affitto è una forma di eugenetica a buon mercato) hanno potuto trovare un loro collocamento, anzi, un perfetto compimento e questa è tra l’altro la direzione che stiamo prendendo verso delle derive sempre più post umane».

Nel suo ultimo libro “Utero in affitto”, Lei dice di voler analizzare i retroscena economici, etici e morali del fenomeno e ne elenca alcuni. Potremmo soffermarci, senza la pretesa di essere esaurienti in questa sede, sulla questione dell’eugenetica che si nasconde dietro questa pratica?

«Si utilizza molto e anche impropriamente l’etichetta nazista, nazismo, negazionismo,  negazionista, per colpire coloro che vengono giudicati anche come complottisti,  oppure contro chi porta avanti una certa narrativa  mainstream ma non ci si rende conto, paradossalmente, conto che i primi ad essere eredi  dell’eugenetica nazista e di un certo tipo di pensiero elitario, sono proprio i progressisti di oggi che sono totalmente invasati da pratiche che possono portare benefici solo ai super ricchi e ad alcune minoranze e che, in realtà, se scrostiamo la  patina di finto buonismo e politicamente corretto, ci rendiamo conto che siamo di fronte ad una pratica di eugenetica dove i bambini vengono creati in provetta e fabbricati per i voleri del committente, gli embrioni vengono selezionati, addirittura ci sono gli aborti selettivi. E ci sono dei casi che documento nel libro, per esempio il caso vip di Sherry Shepherd, in cui se è il bambino, che, in realtà, è ormai un prodotto, una merce, non soddisfa i capricci e i desideri dei committenti, viene persino rimandato indietro alla madre portante e questo è assolutamente il compimento dell’eugenetica. Per cui rientra in ciò il malthusianesimo, l’eugenetica nazista con la selezione dei bambini, anzi, la fabbricazione di questi bambini che devono essere perfetti, non a caso ci sono gli scout che vanno a selezionare le donatrici di ovuli, per esempio nei campus universitari e la madre portante. Siamo davanti ad una fabbricazione elitaria ed eugenetista dei bambini».

In un articolo, Lei ha citato anche la filosofa e femminista Luisa Muraro che, come sottolinea, ha rivendicato nel suo libello “L’anima del corpo. Contro l’utero in affitto” l’impegno femminista per la libertà della donna. Muraro ha evidenziato come la maternità sia «una prerogativa che in antiche culture ha ispirato un rispetto sacro per il corpo femminile» e come questo sacro rispetto sia oggi fatto a pezzi da un entourage culturale e politico che si inventa nuovi diritti, come il diritto al figlio, per raccogliere consensi. E’ d’accordo con questa analisi? C’è una strumentalizzazione a livello politico alla base di tutto ciò? E se sì, da chi è perpetrata?

«Sì assolutamente, lo scrivevo già nel mio libro: non esiste un diritto a priori ad avere figli, semmai i diritti che dovrebbero essere tutelati sono dei bambini che invece spariscono totalmente in questa vicenda e anche per questo non dovrebbe neppure esistere una surrogata etica. Secondo me questo tipo di ribaltamento della visione che dovrebbe essere quella corretta dal punto di vista morale ed etico ed anche a beneficio della collettività viene portato avanti anche attraverso una minoranza sempre più potente e violenta (perché dal momento in cui si mettono in discussione le rivendicazioni di alcune minoranze si scatena un putiferio, pensiamo al caso recente della Rowling). Quindi è evidente che tutto questo ruota attorno ad un potere assorbito e centralizzato da una minoranza che, attraverso una riprogrammazione delle menti, attraverso un boicottaggio dei dissidenti, sono riusciti a convertire quasi l’intera società, nonostante non ci siano basi logiche e filosofiche».

 

 

 

 

 

 

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