07/02/2023

Utero in affitto reato universale. Arriva la proposta di legge

Del disegno di legge per vietare la maternità surrogata all’estero se ne parlava già l’anno scorso, quando il segretario leghista Matteo Salvini dichiarava: «Raccoglieremo le firme di tutti e in tutta Italia contro l’utero in affitto e la maternità surrogata, la donna usata come oggetto e i bimbi venduti come merce scegliendo i colori degli occhi. È una barbarie sul corpo della donna ed è un business di 6 miliardi di euro all’anno nel mondo, che va fermato in ogni maniera possibile».

Si trattava di un disegno di legge di iniziativa popolare, poi depositato in Cassazione. La Commissione Giustizia della Camera aveva adottato il testo base sottoscritto da Giorgia Meloni e Mara Carfagna per perseguire la maternità surrogata all’estero, ma purtroppo le forze di maggioranza erano quelle del Pd e del M5S.

Oggi, invece, Fratelli d'Italia – al governo – ha presentato a palazzo Madama il disegno di legge contro la pratica dell’utero in affitto all’estero, firmato da Lucio Malan, capogruppo al Senato e da Isabella Rauti, senatrice e sottosegretario alla Difesa.

Un secondo tentativo dopo quello dello scorso aprile bocciato dalle forze di maggioranza della scorsa Legislatura per colmare il vuoto normativo con la «modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n.40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano» perché, come si legge nel testo: «il business della maternità surrogata sta aumentando a ritmo esponenziale, una pratica di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini».

Un duro colpo per il business dell’utero in affitto, in quanto se la proposta dovesse essere approvata, i trasgressori rischierebbero la multa da 600mila a 1 milione di euro e la reclusione da tre mesi ai due anni. Ad oggi, infatti, un cittadino italiano che vuole avvalersi della pratica dell’utero in affitto (già illegale in Italia) trova l’escamotage di andare all’estero per poi tornare in Italia.

Lo Stato sta cercando di opporsi a questo abuso. La pena, infatti, si applicherebbe a «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità» anche al di fuori del territorio nazionale.

La motivazione è correlata all’aumento della pratica che sta diventando un business: «la diffusione del cosiddetto turismo procreativo, cioè di quel fenomeno per cui coppie italiane che non possono avere figli si avvalgono della tecnica della surrogazione di maternità in un Paese estero in cui la stessa è consentita. Le pratiche della surrogazione di maternità costituiscono un esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini che nascono attraverso tali pratiche, che sono trattati alla stregua di merci».

Il disegno di legge, inoltre, cita il caso statunitense e quello indiano, in cui l’utero in affitto ha raggiunto un giro di affari di circa 2 miliardi di euro all’anno, una cifra esorbitante e raggiunta grazie allo sfruttamento delle donne più povere che vengono pagate per prestarsi a questa pratica disumana: «In India si può fare con 25-30 mila dollari e il business vale 2 miliardi l’anno. Le volontarie che entrano nel mercato legale delle cliniche mettono al mondo circa 1.500 bambini per soddisfare la richiesta che viene dall’estero. Guadagnano dagli 8 ai 9 mila dollari a gestazione, una cifra che corrisponde a dieci anni di lavoro di un operaio non specializzato. Le donne che invece rimangono fuori dal circuito delle cliniche legali sono pagate molto meno, dai 3 ai 5 mila». Negli Stati Uniti «il business della maternità surrogata sta aumentando a ritmo esponenziale, con un numero di nascite superiore a duemila ogni anno, rispetto alle quali addirittura si dà agli aspiranti genitori la possibilità di scegliere alcune caratteristiche base del nascituro».

Questa, dunque, può essere un’occasione per rendere la nostra società più umana.

 

di Paolo Marraffa

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