06/10/2015

Utero in affitto – ProVita al Senato: “Che la legge sia rispettata”

Oggi alle 14, a Palazzo Madama, si è tenuta una conferenza stampa cui ha partecipato ProVita, per proporre un inasprimento delle norme che vietano l’utero in affitto.

Erano presenti oltre agli organi di stampa, diversi deputati e senatori, tra cui Giovanardi, Sacconi, Gasparri, Malan, Formigoni, D’Ascola, Fedriga e Pagano.

Eugenia Roccella ha spiegato la criminosa pratica dell’utero in affitto e Francesca Romana Poleggi ha illustrato i contenuti della denuncia presentata da ProVita, in collaborazione con i Giuristi Per la Vita, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. 

UTERO-IN-AFFITTO_PROVITA_DENUNCIA_CONFERENZA STAMPA1I Senatori presenti hanno spiegato che la legge Cirinnà di fatto spianerà la strada alla schiavizzazione delle donne e alla compravendita di gameti e di bambini, attraverso l’utero in affitto, grazie alla “stepchild adoption”, cioè la possibilità di adottare il figlio biologico del/della convivente.

Per questo motivo hanno pronto un emendamento da presentare in commissione, se i lavori sul ddl Cirinnà continueranno lì, come vorrebbe l’etica istituzionale. Purtroppo, come abbiamo già detto, il PD pare abbia pronto un colpo di mano per portare immediatamente il ddl in aula (con un altro nome).

Anche in questa malaugurata ipotesi, comunque, i senatori presenti hanno detto che chiederanno questa modifica: Chiunque organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o embrioni è punito con la multa da 600.000 euro a 1.000.000; chiunque, in qualsiasi modo, organizza, pubblicizza o utilizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa da 1.200.000 a 2.000.000 di euro; in caso di alterazione dello stato civile del neonato mediante false certificazioni o false attestazioni o altre falsità si applica l’art.567, comma 2, c.p.; le disposizioni precedenti si applicano altresì quando il fatto è commesso all’estero da un cittadino italiano”.

Per quanto riguarda i bambini (innocenti) che vengano comunque prodotti e venduti con l’utero in affitto, gli stessi senatori ripropongono ancora che “deve essere garantito il diritto alla conoscenza delle proprie origini e la tracciabilità a scopi medici, per i nati da maternità surrogata; nel certificato di nascita vanno riportati gli estremi anagrafici dei genitori biologici, cioè del padre e della madre genetica, nonché della madre gestazionale”.

Lo scopo finale sarà quello di trattare l’utero in affitto, quindi, come un “reato universale”, perseguibile sempre e comunque, a prescindere dalla legge del luogo dove è stato praticato.

Sempre riguardo alla tutela dei bambini, la Roccella ha precisato che oggi come oggi la legge sull’adozione prevede già che in caso di morte dei genitori il bambino possa essere affidato o adottato da chi ha con lui “un rapporto affettivo e di consuetudine”. Quindi – checché ne dica Scalfarotto e compagnia, la stepchild adoption non serve proprio per nulla alla tutela degli interessi del bambino a non essere cresciuto in un orfanotrofio.

Infine, ha concluso la Roccella, con la logica del “Si può fare all’estero, allora qui non si può vietare”, dovremmo cominciare a riconoscere la poligamia e dovremmo consentire ai Mussulmani residenti in Italia di registrare il matrimonio con più donne?

Redazione

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