16/10/2020 di Luca Scalise

Utero in affitto e schiavitù della donna, parole di una femminista

L’allarme utero in affitto non viene lanciato solo dai pro life e dai cattolici, ma anche dalle femministe: mondi per troppi versi opposti, ma che su tale questione si trovano d’accordo. Questa pratica offende la dignità della donna, la riduce in schiavitù e ne sfrutta il corpo e l’intimità stessa.

È un business sulla pelle di donne e bambini, anche nel caso della cosiddetta “maternità surrogata altruistica”, quella, cioè, che non prevede un compenso per la donna che porta in grembo il bambino commissionato, ma un mero rimborso spese. «In Gran Bretagna una madre surrogata può richiedere fino a 15.000 sterline di rimborsi spese, che equivalgono allo stipendio annuale per molte donne con un lavoro a bassa retribuzione», spiega la femminista radicale Julie Bindel, come leggiamo su La Nuova Bussola Quotidiana. Quindi, quella della “generosità” è solo una favola per gettare fumo negli occhi.

E dalla testimonianza di Bindel possiamo avere un’idea migliore di che cosa si nasconde dietro questa pratica: «Ho parlato con una donna britannica che è stata costretta dal marito violento a stipulare un accordo di maternità surrogata per saldare i suoi debiti. A un'altra, con peraltro già due figli suoi, è stato chiesto di portare un bambino per una coppia gay; e non appena è rimasta incinta, i genitori committenti hanno tentato di controllare la sua vita, dettando cosa poteva mangiare e bere, mandandole messaggi costantemente. "Ero considerata una loro proprietà", mi ha confidato».

E non è tutto. Nessuno infatti parla dei «danni che subiscono non solo le donne che si sottopongono alla iperstimolazione ovarica, necessaria per poter prelevare gli ovuli, ma anche le donne riceventi e i bambini che eventualmente nasceranno», spiegavamo presentando il documentario “Eggsploitation”, sui tragici racconti di donne coinvolte nel business degli ovociti, e “Breeders, donne di seconda categoria”, interamente dedicato all’utero in affitto, che raccoglie le testimonianze, oltre che delle donne, anche dei nati da questa pratica (per questo e altro materiale informativo della nostra associazione, vi consigliamo di consultare la sezione Libreria del sito “Vesti La Famiglia”).

Oltre a tutto ciò, ed abbiamo detto già tante cose sull’utero in affitto, l’altro protagonista, insieme alla donna, è il bambino, “fabbricato” artificialmente, strappato dal ventre materno e comprato, come oggetto da mercato. Non ci può più ignorare la brutalità di questa pratica, non si può ritenere tollerabile ciò in una società civile.

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