22/07/2014

Trento – In quella scuola non possono educare all’indifferenza tra la scelta dell’omosessualità od eterosessualità

Caro direttore,

in questi giorni è scoppiata sul giornale la polemica sul mancato rinnovo del contratto di insegnamento alla scuola del Sacro Cuore di Trento per il fatto che un’insegnante è lesbica e convive con una compagna. Suor Eugenia, la Direttrice, pur non imputando a ciò le ragioni della scelta della scuola, ha peraltro fatto cenno al fatto che il Sacro Cuore è una scuola cattolica e ha una responsabilità educativa verso tutti coloro che si iscrivono e frequentano tale scuola. I critici, compresa un’assessora amica di associazioni di omosessuali, hanno invece denunciato il fatto come pratica discriminatoria.
A parte che non si tratta di licenziamento, bensì di assunzione (e al riguardo non esistono vincoli di legge), colpisce come nei critici non vi sia considerazione alcuna della libertà educativa. Un professore non è solo un «informatore» tecnico, ma è anche e soprattutto educatore.
Trasmette valori non solo per cosa dice, ma anche per che cosa fa e non solo a scuola, ma anche nella sua vita privata. Si pretende, giustamente, che chi riveste ruoli pubblici abbia una condotta esemplare anche nella vita privata (come non ricordare in questi giorni la critica ai comportamenti privati di Berlusconi o, più recenti, del presidente francese Hollande o in precedenza quello del presidente statunitense Clinton). Se questo vale per chi riveste ruoli pubblici, perché non dovrebbe valere per chi ha un ruolo educativo? Se della pratica dell’omosessualità dell’insegnante si parlava, come non pensare che non ne fossero venuti a conoscenza alunni e genitori? E come avrebbero giudicato una scuola che nel suo progetto educativo non comprende certo la proposta di educare all’indifferenza tra la scelta dell’omosessualità  o della maturazione di una sessualità che corrisponda a quella biologico-genetica?
È ricorrente l’osservazione dei critici circa il fatto che, essendo la scuola finanziata (in parte) dall’ente pubblico, questo dovrebbe vincolare tale scuola ad assumere anche insegnanti dei quali è nota la pratica omosessuale. Ricordo la lunga battaglia, combattuta anche in Parlamento, per il riconoscimento della libertà educativa fino a che lo stesso centrosinistra, ministro della Pubblica istruzione Berlinguer, ha approvato la cosiddetta «legge di parità», che in Trentino è stata sostanziata in modo economicamente più significativa che a livello nazionale. La libertà educativa è un principio fondamentale della Costituzione, come principio della Costituzione è che siano i genitori ad avere la primaria responsabilità educativa. Corollario è stata l’approvazione del principio dell’autonomia scolastica. Ora non consta che in base a ciò si debba prescrivere alle scuole di includere tra gli obiettivi del progetto educativo quanto, invece, a livello nazionale e provinciale è proposto nei disegni di legge Scalfarotto e Civico, ossia la promozione della «cultura di genere». Una cosa è privare dei diritti fondamentali chi è omosessuale (e il rinnovo di un contratto scaduto non è diritto fondamentale); altra cosa promuovere come ente pubblico, in modo diretto o indiretto, la cultura omosessuale. La prima è giusta, la seconda è chiaro sintomo di disorientamento, di decadenza di una civiltà, oltre che lesione del bene comune. In ogni caso tali proposte non sono ancora legge (per fortuna). Mi auguro che la vicenda serva a precisare diritti e doveri, rispettando la libertà educativa.

Renzo Gubert

(E’ stato Onorevole dal 1994 al 1996 e Senatore dal 1996 al 2006)

 

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