22/09/2016

Transgender a dieci anni? Leo e la finestra di Overton

Molti giornali hanno rilanciato la storia di Leo, un bambino di dieci anni che – in una lettera aperta inviata alla BBCsi dice transgender.

Leo non si sente infatti né maschio, né femmina: semplicemente sarebbe un/a bambin* fluid*, come scrivono in “neolinguese” i canali d’informazione omosessualisti.

La notizia è reale, oppure è stat inventata di sana pianta per scopi propagandistici che di casuale hanno ben poco? Probabilmente non lo sapremo mai con certezza.

Tuttavia la storia di Leo, “il bambino transgender“, permette di riflettere su almeno due questioni: lo sfruttamento dei bambini da parte della propaganda pro-gender e la constatazione che le evidenze scientifiche vengano calpestate in nome di ideologie contrarie all’uomo.

Da un lato, infatti, a qualunque Lettore dotato di un minimo di senso critico balza subito in evidenza il fatto che il lessico e i contenuti di alcune parti della lettera non possono appartenere al bagaglio culturale di un ragazzino di 10 anni. Secondo il Corriere della Sera il bambino ha scritto: « ...ho identificato che non mi sentivo bene con me stesso», ha usato aggettivi come “frustrato”, e “solidale”, ha detto che la mamma gli ha chiesto – a 10 anni – «Ti senti uomo, gay o etero?», si è detto fortunato per la famiglia in cui è nato per «la comprensione ottenuta. I miei genitori non mi hanno mai messo fretta: sono meravigliosi», e anche: «Non voglio che la gente mi identifichi con un genere o con un altro».

Va bene che i tempi cambiano e i bambini di oggi sono più svegli di come eravamo noi, ma davvero Leo è straordinario... o è stato “imboccato”? A pensar male si potrebbe quasi credere che sia tutta una montatura, ma – si sa – non bisogna...

Bisogna poi riflettere sull’aspetto scientifico. Le persone cosiddette “transgender” sono coloro che soffrono di disforia (= “stato di angoscia”) di genere, che ad oggi è ancora catalogata quale malattia mentale. Sono dunque affette da un disturbo che potrebbe essere temporaneo e che – soprattutto nei bambini – si risolve spontaneamente nel 90% dei casi. Chiaro però che, se si adotta una strategia confermativa rispetto al problema, la questione cambia e i bambini o i ragazzi faranno più fatica a fare pace con la propria identità sessuata. Vengono indotti al cambio del sesso – solo nell’estetica perché il cambiamento di sesso è biologicamente impossibile, dal momento che il cromosoma Y o c’è o non c’è – prima per via ormonale e poi anche chirurgica, con lauti guadagni per le case farmaceutiche e per le cliniche. Almeno l’80% delle persone che soffrono di disforia di genere vengono del tutto rovinate da chi li induce a cambiare sesso (e spesso giungono al suicidio...).

Storie come queste, vere o inventate che siano, hanno parecchia risonanza sui media. Servono alla propaganda. Sapete perché? Per aprire un’altra “finestra di Overton”, nome dato alla strategia con cui ci vogliono far credere che la realtà oggettiva e naturale non conta.

Crescere è una sfida grande e importante; bisognerebbe avere a fianco persone mature (genitori!) che sappiano rendere evidenza della legge naturale. La nostra società dovrebbe interrogarsi in tal senso.

Eppure nulla è impossibile: forza Leo, ritrova te stesso! Siamo con te e con tutti i bambini “3.0”. Noi crediamo nel grande miracolo che siete e continueremo a investire su di voi!

Teresa Moro

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