13/11/2023 di Francesca Romana Poleggi

Ti chiediamo scusa, Indi

Ti chiediamo scusa, Indi
 
Qualcuno ha scritto, a ragione, che c’è da essere orgogliosi di essere italiani in questi giorni, visti i tentativi fatti dal Governo e da tutti coloro che, a vario titolo, si sono adoperati per salvare la piccola Indi dall'eutanasia imposta dallo Stato.
 
La mentalità eutanasica, però, è diffusa in modo preoccupante anche qui: basti guardare a quel che accade in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. 
 
Del resto, di fronte alla vicenda di Indi, come nel caso di Charlie Gard e di Alfie Evans, se da un lato c’è stata una buona parte dell’opinione pubblica e del mondo politico che ha pregato e sperato e protestato per salvare i piccoli da una fine che si è rivelata oltretutto orribile, dall’altra ci sono state anche molte reazioni tiepide e molti silenzi imbarazzanti, anche in ambito ecclesiale. Molti con estrema superficialità hanno cercato di giustificare l’uccisione dei bambini perché vittime di accanimento terapeutico (sarebbe allora accanimento terapeutico anche dare l’insulina a un diabetico o fare la dialisi a chi ha un’insufficienza renale). 
 
E tra Charlie e Indi ci sono state tante altre vittime della mentalità eutanasica meno note, non solo in Inghilterra. In Italia non ci ricordiamo dei vari Alfie, Charly e Indi quando si parla di Federico Carboni (noto come Mario), o di Gloria (anche questo nome di fantasia),  “clienti” dell'associazione Luca Coscioni, che sono stati “suicidati” rispettivamente l’anno scorso e quest’anno. Il valore della vita umana non cambia con l’età, e la presunta “autodeterminazione” delle persone adulte è un paravento piuttosto leggero che non ce la fa a coprire il male radicale e totale (non dico assoluto, perché il male è sempre relativo: solo il Bene è assoluto).  Infatti, ci sono infinite testimonianze dai Paesi dove purtroppo la deriva eutanasica sembra ormai inarrestabile, come il Belgio, l’Olanda e il Canada, che dimostrano quanto sia discutibile la “volontà” di morire espressa da chi ha come alternativa solamente l’abbandono, la solitudine e il dolore. Inoltre, proprio nei Paesi appena nominati, si è passati molto velocemente a dare la morte di Stato - nel loro miglior interesse - anche ai minorenni e a soggetti incapaci di intendere e di volere, proprio come quei bambini inglesi che hanno commosso molti di noi fino alle lacrime, perché il loro desiderio di morire si “presume” (e conviene alle casse dello Stato)
 
La vita è sacra, di tutti, sempre. Non possiamo fare distinguo schizofrenici. Il bene e il male sono nettamente separati e non sono possibili compromessi: il nostro parlare deve essere “sì, sì” oppure “no, no”: “il resto viene dal maligno”.
 
Le tristi storie dei bambini inglesi, però, hanno un’altra implicazione molto inquietante che di solito passa in secondo piano (è comprensibile che prevalga l’esigenza di invocare la tutela del  diritto alla vita per tutti, anche per i malati e i disabili). Quella che molti considerano la “culla della democrazia”, infatti, non solo promuove l’eugenetica spietatamente, tanto da far impallidire Hitler e la sua l’Aktion T4, ma impedisce ai genitori di curare i propri figli.
Il fatto che un padre e una madre non possano portar via da un ospedale la propria creatura è il segno di uno Stato padrone che calpesta i diritti inviolabili non solo delle persone, ma anche della famiglia, “formazione sociale”; cioè viola quel principio di sussidiarietà che è alla base di qualsiasi democrazia sostanziale e che è implicito nell’articolo 2 della Costituzione. È l’evoluzione perversa della mentalità “Bibbiano”. 
 
Perché è facile riempirsi la bocca o riempire le Carte fondamentali e le leggi di belle parole come “democrazia”. Ma se lo Stato non riconosce come preesistenti a se stesso e non tutela e non rispetta con i diritti del singolo anche quelli dei corpi intermedi (primo fra tutti la famiglia) non è una vera democrazia. 
 
Non solo. «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che [...] impediscono lo sviluppo della persona umana» (art. 3, comma 2 Cost.): questo è lo “Stato sociale”, altro  principio essenziale a qualsiasi vera democrazia. Quelli che sono tanto disperati da chiedere di "essere suicidati" sviluppano la loro personalità? La povera piccola Indi avrebbe potuto crescere qualche giorno, qualche mese o - chissà - qualche anno (Tafida che è riuscita a fuggire dall’Inghilterra, accolta al Gaslini di Genova, ha cominciato la riabilitazione…); ma soprattutto Indi avrebbe potuto ancora dare amore e ricevere amore. Il sistema che a un certo punto ha deciso che bastava così, ha rubato l’amore a lei e alla sua famiglia. 
 
Uno Stato che viola questi principi è uno stato sostanzialmente totalitario travisato da democrazia, ma la maschera ormai è sdrucita e ne lascia intravedere la mostruosità.
 
E noi?
 
Abbiamo protestato? Abbiamo scritto lettere di fuoco all’ambasciata inglese? Abbiamo manifestato davanti ai consolati? Parliamo in ogni occasione a favore della sacralità della vita con gli amici, i parenti e i colleghi “progressisti”, a costo di sentirci bollare come bigotti? Abbiamo pregato abbastanza?
 
No, Indi, non l’abbiamo fatto. 
 
Per questo dobbiamo davvero chiederti scusa.          
 
Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.