08/10/2014

Texas – Legge strategica per salvare i bambini dall’aborto

Torniamo sul caso texano per approfondire quanto è accaduto in questo Stato di così rilevante da fare in modo che il suo Governatore, Rick Perry, venga considerato un eroe della battaglia contro l’ aborto .

Abbiamo già avuto modo di parlare della legge firmata da Perry sulla regolamentazione dell’ aborto che ha registrato, com’era scontato che fosse, un’ondata di reazioni dal fronte pro-choice.

La discussione della legge ha visto protagonista lo strumento dell’ostruzionismo: la deputata democratica Wendy Davis ha tenuto un discorso di 11 ore per cercare di far slittare il voto ma il Governatore ha fatto aprire una sessione supplementare in cui la relatrice repubblicana Jodie Laubengerg ha difeso il testo della legge con 36 ore consecutive di presidio, durante le quali le militanti femministe pro aborto hanno lanciato di tutto dalla platea contro i parlamentari, fino a mostrare delle crucce di ferro insanguinate, provocazione a cui la Laubenberg ha risposto alzando delle scarpine da neonato.

L’aspetto interessante dell’esperienza texana è l’approccio con cui la battaglia contro l’ aborto è stata condotta: l’accento è stato posto sulla difesa del diritto alla salute della donna, andando così a limitare i rischi per la sua salute. Con questa ratio si sono inserite le cinque principali modifiche che questa legge impone, riassunte da Renzo Puccetti:

“L’ aborto è proibito dalla 20ª settimana dalla fecondazione, a meno che non sia presente una condizione che secondo un ragionevole giudizio medico può portare alla morte della donna o ad un «danno fisico sostanziale ed irreversibile di una funzione corporea maggiore diversa dalla condizione psicologica». L’ aborto farmacologico tramite webcam è proibito perché deve essere presente fisicamente il medico. La somministrazione di farmaci abortivi deve seguire lo schema approvato dalla Fda (7 settimane di gestazione per la Ru-486). I medici abilitati ad eseguire gli aborti possono farlo solo se ottengono privilegi di ricovero con un ospedale posto entro 30 miglia dalla struttura abortiva dotato di servizio ginecologico. Le strutture abortive devono dotarsi entro il 1 settembre 2014 degli standards richiesti ai centri ambulatoriali chirurgici.”

 

Questa strategia ha portato, nel giro di pochissimo tempo, al ridimensionamento della presenza di cliniche all’interno delle quali l’ aborto era praticato, passando da 41 centri a 7, con la possibilità di ulteriori riduzioni.

La legge, infatti, non proibisce l’ aborto ma impone procedure molto restrittive ed obbliga le cliniche ad attenersi a parametri di sicurezza sanitaria così elevati da comportare ingenti spese che non tutti riescono ad affrontare -concorrendo così alla chiusura dei centri.

Redazione

 

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