23/04/2020

Si avvicina la “fase 2”. Ma dopo il lockdown chi difenderà le famiglie italiane?

La “fase due” post-lockdown pone seri problemi di ordine scolastico ed educativo. Se dal 4 maggio, con tutta probabilità fabbriche, aziende e negozi riapriranno, non altrettanto avverrà per le scuole: ciò renderà particolarmente difficoltosa la gestione della routine quotidiana per i nuclei familiari e, in particolare, per le famiglie numerose. Non è tutto: la maggior parte delle scuole paritarie rischiano la chiusura e il ritorno galoppante della disoccupazione creerà ulteriori disagi.

A lanciare l’allarme è Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, che definisce le misure del governo per la fase due “totalmente prive di prospettiva familiare” e che, nel suo accorato appello alle istituzioni, non ha dimenticato l’altro soggetto gravemente coinvolto nella crisi: i nonni.

“Il Governo non sta minimamente guardando alla crisi sociale causata dall’epidemia in ottica familiare – ha dichiarato in una nota Gandolfini –. In Italia ci sono 12 milioni di famiglie con 8,4 milioni di figli a carico in età scolastica: se le scuole restano chiuse, chi terrà i minori? Non si può dire ai genitori di tornare a lavorare senza alternative, né ai nonni – i soggetti più a rischio contagio – di occuparsene”.

Gandolfini ha anche fortemente criticato le recenti affermazioni del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro che, alla domanda di un giornalista sulla riapertura delle scuole, aveva affermato che la questione sarebbe stata affrontata “in un secondo momento”, rispetto alle aziende e alle fabbriche. Secondo il leader pro-family, “le due cose vanno insieme o non vanno da nessuna parte”. Gandolfini ha poi lamentato la totale assenza, tra le 15 task force governative, comprensive di un totale di 450 consulenti speciali, di un’équipe indirizzata alla questione scolastica.

“Come si fa a non capire – ha osservato – che il lavoratore che potrà tornare al lavoro e l’alunno la cui scuola elementare resta chiusa, altri non sono che il genitore e il figlio di una stessa famiglia?”.

Il presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, avanza quindi cinque proposte concrete per affrontare quella che ormai si profila come un’emergenza nell’emergenza. Il primo punto riguarda come garantire uno stipendio pieno ai genitori che lavorano e, al tempo stesso, il sostegno e l’accudimento dei figli. La soluzione suggerita consiste in un “assegno di 200 euro mensili per ogni figlio 0-15 anni, indipendenti dal reddito, per le spese causate dalla chiusura delle scuole (babysitting, dotazioni tecnologiche per didattica a distanza, intrattenimento estivo, ecc)”.

La seconda proposta è nell’estensione, fino a fine anno scolastico, della “possibilità di fruire del congedo parentale straordinario con indennità all’80% della retribuzione dei genitori (e affidatari) costretti a non lavorare per accudire a casa i minori fino a 12 anni”.

Gandolfini suggerisce poi di “inserire in forma stabile nella task force del MIUR per la riapertura i rappresentanti dei genitori” e di “consentire l’accesso ai parchi con precedenza per le famiglie con bambini, che hanno più bisogno psicofisico di muoversi all’aria aperta”.

Ultimo punto, ma non per importanza, riguarda l’adozione di “urgenti misure specifiche per le scuole paritarie, che – ricorda Gandolfini – secondo la legge svolgono un servizio pubblico” e sono ben lungi dal considerarsi “scuole d’élite per ricchi”. Vittima di una “crisi drammatica”, l’intero settore delle paritarie, rischia il fallimento. “Stiamo parlando di oltre 800.000 alunni e studenti e 180.000 lavoratori – sottolinea Gandolfini –. Se il ramo delle paritarie si spezza, crolla sul tetto della scuola pubblica e il sistema intero va in frantumi: lo Stato deve farsi carico del buco causato dalla sospensione del pagamento delle rette, anche per non sacrificare il fondamentale pluralismo educativo sancito dalla Costituzione e realizzato dalle paritarie”.

Gandolfini ha inoltre diffuso un videomessaggio in cui, alle proposte elencate, aggiunge l’istituzione di un fondo per permettere ai genitori di “acquistare tablet, smartphone e strumenti tecnologici necessari per l’educazione online dei loro figli”.

In conclusione, il presidente del Comitato esorta i cittadini: “Per il bene di 12 milioni di famiglie e di 8 milioni e mezzo di figli, vi invitiamo lavorare con noi e a spendervi con noi, per fare pressing su un governo che finora, al di là delle parole e degli slogan che non costano nulla, si è dimostrato insensibile su queste tematiche di prim’ordine per il bene del nostro paese”.

 

 

di Luca Marcolivio

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